Winckelmann, Firenze e gli Etruschi

La mostra in corso al MAF, “Winckelmann, Firenze e gli Etruschi. Il padre dell’archeologia in Toscana” si presenta come l’esordio delle celebrazioni europee per il giubileo Winckelmaniano.
2016-05-30 16.18.07Nel 2017 ricorrerà infatti il trecentesimo anniversario della nascita, mentre nel 2018 il duecentocinquantesimo della morte; oltre alla mostra, sempre nell’ambito delle celebrazioni, a Firenze si terrà anche un convegno dedicato al tema, che avrà luogo nel gennaio 2017.
Tra 1758 e 1759 Winckelmann soggiornò alcuni anni nel capoluogo toscano, per studiare le gemme di produzione etrusca ed approfondire la sua conoscenza dell’antico in Italia, dedicando anche un capitolo della sua opera principale (la Storia delle arti e del disegno presso gli antichi) proprio agli Etruschi.

Lo studio del pittore A. Zoffany
Lo studio del pittore A. Zoffany

La mostra, articolata in tre parti, si approccia al tema da diverse angolazioni. La prima sezione è mirata ad inquadrare l’ambiente culturale fiorentino negli anni del soggiorno dello studioso tedesco, il mondo del collezionismo e degli studi sull’antichità, documentati dall’esposizione di dipinti e volumi dell’epoca come da realia, reperti etruschi già facenti parte delle collezioni medicee o comunque noti all’epoca.

Stele di Larth Ninie, nota dal XVI sec. e collocata nel cortile di Casa Buonarroti
Stele di Larth Ninie, nota dal XVI sec. e collocata nel cortile di Casa Buonarroti

La seconda sezione approfondisce più da vicino la figura di J.J. Winckelmann, entrando nello specifico dei suoi interessi e dei suoi studi fiorentini, in particolare la catalogazione della collezione di gemme del barone von Stosch, di cui sono esposti i calchi.

Le gemme della collezione von Stosch (calchi)
Le gemme della collezione von Stosch (calchi)

Chiude la mostra la sezione dedicata all’eredità culturale lasciata da Winckelmann e, più in generale, allo stile neoclassico che nel periodo della Restaurazione investì anche il Granducato. In una delle ultime vetrine è esposto anche il famoso taccuino di appunti dello studioso risalente al periodo trascorso a Firenze; il cosiddetto “Manoscritto fiorentino” su carta pergamena che comprende anche alcune pagine di schizzi sulle proporzioni del corpo umano.

Il taccuino di appunti di Winckelmann
Il taccuino di appunti di Winckelmann

Una curiosità in questa sezione sono anche le porcellane policrome di manifattura napoletana che riproducono lo stile della ceramica antica a figure rosse, che venivano chiamate appunto “all’etrusca”.

20160530_160606Ad introdurre i visitatori all’ingresso della mostra, con il suo nobile gesto, è il ben noto Arringatore, che, dopo il tour statunitense della mostra Power and Pathos, ha ritrovato proprio nel Salone del Nicchio la sua collocazione all’interno del Museo.

Schedati nel catalogo ma non presenti in mostra sono anche la Chimera e l’Idolino, che hanno mantenuto la loro consueta collocazione nelle sale del museo: un motivo in più, una volta terminata la mostra, per proseguire la visita fino al primo e al secondo piano!

La mostra è aperta, secondo l’orario del museo, da martedì a venerdì dalle 8.30 alle 19.00 (ultimo ingresso 18.15) e da sabato a lunedì dalle 8.30 alle 14 (ultimo ingresso 13.15).

9 pensieri su “Winckelmann, Firenze e gli Etruschi

  1. […] La mostra “Winckelmann, Firenze e gli Etruschi” ha aperto le celebrazioni per il trecentesimo anniversario della nascita dello studioso tedesco, avvenuta nel 1717. Il soggiorno fiorentino di Winckelmann è stato raccontato attraverso più di 100 oggetti esposti, tra opere di statuaria etrusca (l’Arringatore apre la mostra), e romana (come la cosiddetta Ballerina), bronzetti e urnette cinerarie etrusche, i calchi delle gemme del barone Von Stosch, volumi di antiquaria dell’epoca e il taccuino autografo dello stesso Winckelmann, conservato presso la Società Colombaria di Firenze; un servizio da caffé cosiddetto all’Etrusca della Reale Manifattura Borbonica, datato al XVIII secolo, è l’esemplificazione di quanto l’Antiquaria e l’interesse per l’arte antica fossero un sentimento diffuso all’epoca in cui Winckelmann operò. […]

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  2. Locandine e manifesti dicono che l’ultimo giorno della mostra è il 30 gennaio. Stamani è il 30 gennaio ma la mostra non è visitabile perché è in via di smantellamento. Non mi pare un modo rispettoso e puntuale di lavorare.

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    • Risponde il dott. M. Iozzo, direttore del MAF:
      Gentile signora Schiavoncini,
      mi dispiace molto per il disguido, ma la mostra, aperta per ben 8 mesi (grazie anche a uno speciale permesso che abbiamo ottenuto dal Ministero per tenere esposti più a lungo voulmi antichi e pregiati manoscritti che in genere non possono superare i tre mesi “fuori casa”) chiudeva il 30 gennaio alle ore 11,00 (è una questione delle polizze assicurative). Di solito le ore non si scrivono, è vero, ma considerando che il nostro Museo, il lunedì chiude circa due ore dopo (ultimo ingresso alle ore 13,15), abbiamo pensato di scrivere comunque il 30 gennaio -anziché il 29 – per dare la possibilità a chi fosse entrato nel Museo nelle prime tre ore della mattina di vedere la mostra all’ultimo tuffo. Non ci aspettavamo che qualcuno arrivasse per la visita proprio nel momento dello smontaggio (ma sono venute 4 persone, inclusa Lei).
      La prossimavolta staremo più attenti nel comunicare il termine.

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