Per festeggiare la più importate festa cristiana e augurarvi una Serena Pasqua vi raccontiamo oggi uno dei papiri della nostra ricca collezione, formatasi in larga misura grazie alla generosa donazione voluta dal senatore Girolamo Vitelli, insigne grecista e primo direttore dell’Istituto Papirologico fiorentino che ancora oggi porta il suo nome.
Il papiro, il cui nome per gli addetti ai lavori è PSI VIII 920, è più noto come il papiro della tempesta sedata. Si tratta di un contratto di affitto di un terreno scritto in greco e databile al VI sec. d.C.. Probabilmente faceva parte dell’archivio della famiglia degli Apioni, una delle più importanti dell’Egitto tardoantico, che aveva le sue proprietà soprattutto nell’area di Ossirinco. Questo ci fornisce anche un interessante indizio sulla provenienza del papiro, sconosciuta, dal momento che il papiro era stato acquistato sul mercato antiquario egiziano da un membro della “Società Italiana per la ricerca dei papiri greci e latini in Egitto”, Guido Gentili.
la tempesta?
La parte più rilevante, come spesso accade, è dietro! Il retro del papiro (il verso per gli studiosi, che invece indicano il fronte con la parola recto), infatti, ospita l’unica raffigurazione conosciuta su papiro di uno dei miracoli di Gesù presso il mar di Galilea, quello della tempesta sedata.
L’episodio, raccontato nei Vangeli di Matteo, Marco e Luca (Mt 8, 23-27; Mc 4, 35-41; Lc 8, 22-25), fa parte dei miracoli compiuti da Gesù nei pressi del lago di Tiberiade, spesso oscurato dalla più nota pesca miracolosa o dal salvataggio di Pietro dalle acque.
Gesù salì sulla barca e i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco si sollevò in mare una così gran burrasca, che la barca era coperta dalle onde; ma Gesù dormiva. E i suoi discepoli, avvicinatisi, lo svegliarono dicendo: «Signore, salvaci, siamo perduti!» Ed egli disse loro: «Perché avete paura, o gente di poca fede?» Allora, alzatosi, sgridò i venti e il mare, e si fece gran bonaccia. E quegli uomini si meravigliarono e dicevano: «Che uomo è mai questo che anche i venti e il mare gli ubbidiscono?»
(Vangelo di Matteo 8, 23-27, edizione Nuova Riveduta CEI)
Gesù è a poppa e si sorregge la testa con la mano, gesto che segnala il suo essere addormentato. Dall’altro lato della barca sono raggruppati nove discepoli, tre in primo piano con altri sei alle spalle. Quello più vicino a Gesù solleva una mano, fa il gesto della parola, la rappresentazione grafica della preghiera che i nove rivolgono al Salvatore, alcuni degli altri allargano le braccia per lo spavento, tutti rivolgono lo sguardo alla figura addormentata. All’estrema sinistra due figure più piccole di incerta identificazione, nella quali sarebbe possibile riconoscere, in una suggestiva interpretazione, il vento e il mare fatti persona, sgridati da Gesù.
Il papiro fa parte di una serie di “fogli di bottega”, un bozzetto, preliminare, uno schizzo insomma che doveva servire per preparare una raffigurazione più grande, serie di cui fa parte anche un altro papiro del MAF, quello di Amore e Psiche.

Come tale costituisce un’importante testimonianza dello stretto legame delle arti minori , come la miniatura, con l’arte monumentale degli edifici di culto. Il tema della tempesta sedata, infatti, è al centro di numerosi cicli decorativi presenti in tutta Europa fino all’Alto medioevo; il nostro papiro, dunque, dà un importante contributo per ricostruire le perdute decorazioni delle basiliche paleocristiane.
Con la storia di questo miracolo il MAF Vi augura una Serena Pasqua!