È di pochi giorni fa la notizia del trasferimento dei Bronzi di Riace dal palazzo del Consiglio Regionale della Calabria, dove erano “provvisoriamente” collocati (in una poco elegante posizione supina) dal 2009, alla loro definitiva sede nel Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. È di ben 33 anni fa, invece, l’inaugurazione di una mostra fiorentina che suscitò grande clamore: dopo un ricovero presso il Centro di Restauro di Firenze durato ben cinque anni, i Bronzi venivano mostrati al pubblico in tutto il loro ritrovato splendore presso il Museo Archeologico.

La mostra, che in sei mesi vide passare quattrocentomila visitatori, fu in grado di suscitare la curiosità della folla oltre che degli studiosi e specialisti del settore.

Allestita negli ambienti del Salone del Nicchio, consentì di riaprire momentaneamente l’accesso ad un settore del Museo che era stato travolto dall’alluvione, negli anni poi saltuariamente utilizzato per esibizioni temporanee prima del definitivo ripristino nel 2006. Come alcuni tra gli assistenti alla vigilanza ancora ricordano, lunghe code di visitatori serpeggiavano davanti all’ingresso su Piazza SS. Annunziata per vedere i miracoli compiuti nei laboratori di restauro fiorentini.

Le due sculture, rinvenute nel 1972 e a più riprese restaurate e studiate, furono trasportate a Firenze nel gennaio del 1975, dove furono affidate alle cure dei due restauratori Renzo Giachetti ed Edilberto Formigli. Più di un anno fu necessario per completare la pulitura, mentre i dati tecnici relativi allo spessore, ai difetti di fusione ed al riempimento interno venivano acquisiti tramite l’uso delle radiografie. Successivamente i restauratori si resero conto che per arrestare i processi di corrosione si rendeva necessario lo svuotamento completo delle statue. Attraverso piccole aperture sulla testa delle sculture, tenute sospese, tramite strumenti meccanici appositamente ideati ed un continuo getto d’acqua i restauratori iniziarono lo svuotamento, illuminando l’interno con una piccola sonda. Per poter compiere l’operazione nel 1977 si rese però necessaria l’asportazione dei tenoni, ovvero le colate in piombo che, riempiendo i piedi fino alle caviglie, ne uscivano per poter assicurare le statue alla loro base, e la cui conservazione era necessaria per poter ricostruire l’eventuale collocazione antica dei bronzi.

Ultimato lo svuotamento poterono essere completate le operazioni di conservazione e nella primavera del 1980 i bronzi erano pronti per tornare in Calabria. Nell’attesa che fosse ultimata la sala del museo di Reggio cui erano destinati, si decise nell’autunno del 1980 di esporli momentaneamente a Firenze, accompagnati dall’illustrazione delle varie fasi di restauro. Inaugurata proprio il 15 dicembre 1980, l’esposizione si protrasse fino al 24 giugno 1981. Prima di tornare “a casa” i bronzi furono poi esposti fino al 12 luglio anche al Palazzo del Quirinale, dove richiamarono trecentomila visitatori in soli dodici giorni.

Le operazioni svolte a Firenze valsero alla Soprintendenza Archeologica della Toscana il riconoscimento del premio “Campione d’Italia per la promozione della Cultura e dell’Arte“, per aver reso “attuale l’antico” e fatto riscoprire “nella coscienza dell’uomo i valori perenni di civiltà”.

Da allora i Bronzi ne hanno fatta di strada; nuovamente restaurati negli anni Novanta, hanno poi atteso a lungo che fosse rinnovata la sala del Museo di Reggio che li ospitava. Oggi, sull’onda di una rinvigorita popolarità, fremono per l’imminente inaugurazione e siccome sono vecchi, sì, ma al passo coi tempi, cinguettano su Twitter…
