Avete preparato tutto il necessario per la scuola? Grembiuli, quaderni, merenda e soprattutto penne, matite e colori!
Nell’antico Egitto sicuramente non tutti i bambini erano destinati ad andare a scuola. I più fortunati che ricevevano un’istruzione però, vivevano una quotidianità a volte molte diversa da quella di oggi. In alcuni casi studiavano da soli o in piccoli gruppi con una sorta di precettore, non necessariamente si andava in un luogo deputato all’insegnamento, l’equivalente della nostra scuola, ma si rimaneva in casa, le materie di studio erano diverse e diversi erano i metodi di insegnamento e di mantenimento della disciplina.
Una cosa però era necessaria, allora come ora: l’astuccio!
Vi siete mai chiesti come fosse composta la cartella dei bambini egizi? Come facevano i loro compiti, su cosa scrivevano e con quale strumento?
I bambini diventavano scolari presto, intorno ai 5 anni, e terminavano gli studi di base circa 10 anni dopo, con il conseguimento del titolo di scriba. Dovevano imparare a leggere e scrivere in tre modi diversi: in geroglifico, in ieratico e in demotico, tre sistemi di scrittura completamente diversi che servivano per trascrivere la stessa lingua. Un po’ come i loro compagni moderni che si trovano ad imparare lo stampato maiuscolo, il minuscolo e il corsivo, ma con un’infinità di segni in più! Ovviamente c’era bisogno di molto esercizio e per i primi tentativi degli studenti non potevano certo essere sprecati dei fogli di papiro, che erano costosissimi e quindi riservati a testi molto importanti.
I bambini dunque scrivevano sugli equivalenti delle nostre “brutte copie”, cioè schegge di pietra oppure pezzi di vasi rotti, con l’ausilio dello stilo, una sorta di bastoncino appuntito o sfrangiato, come un piccolo pennino o pennellino quindi, da scegliere in base allo stile calligrafico del testo da scrivere. Anche l’inchiostro doveva essere preparato sul momento, sciogliendo nell’acqua i pigmenti, altrimenti si sarebbe seccato diventando inutilizzabile. Nella cartella dei bambini era presente anche una tavoletta con due incavi per l’inchiostro e una scanalatura centrale che serviva per appoggiare lo stilo e le boccette per la preparazione dell’inchiostro. Quanta fatica rispetto alle nostre penne! Una cosa però è rimasta la stessa: i colori usati erano il nero, per i testi, e il rosso, per i titoli o per le cose più importanti che meritavano di essere evidenziate col colore.
Un particolare inaspettato è che tra le competenze che uno scriba doveva acquisire nella sua istruzione di base c’era anche lo scrivere incidendo la pietra. Nel suo kit per la scuola, quindi, non potevano mancare scalpello e mazzetta per scolpire i geroglifici.
Alla fine del primo corso di studi si poteva proseguire con l’apprendimento di altre materie, come le lingue straniere, la medicina, l’astronomia o l’architettura. Per questi studi specialistici era necessario studiare presso le Case della Vita, vere e proprie scuole allestite di solito presso i templi.
Numerosi papiri ci parlano della vita degli scolari, uno dei più famosi è il papiro Lansing conservato al British Museum. Tra le sue righe troviamo rimbrotti e precetti di uno scriba al suo allievo. Con gli insegnamenti di questo antichissimo maestro vi auguriamo un buon rientro a scuola!
Di giorno scrivi con le tue dita, di notte leggi ad alta voce.
Diventa amico del rotolo e della tavolozza, rendono più felici del vino.
Felice è il cuore di chi scrive: è giovane ogni giorno.