#Lartetisomiglia: alla scoperta dei volti del MAF – 1 – il Ritratto del Fayyum

Capita talvolta, aggirandosi tra le opere esposte in un museo, di cogliere qualche sguardo particolarmente intenso, diretto, che sembra uscire dalle tele o dalla pietra per venire ad incontrare proprio i nostri occhi. Sguardi che escono dal tempo e ci ricordano che i volti fissi e ingessati che ammiriamo sono stati persone, hanno pensato e agito proprio come noi. A questo fa pensare l’ashtag scelto dal Mibact per inaugurare il 2017 sui social, #lartetisomiglia, una campagna di comunicazione valida su instagram per tutto il mese di gennaio. Uno slogan che vuole avvicinare il pubblico alle opere e che invita a guardarle con occhi nuovi e partecipi. Il nostro contributo come blog sarà un approfondimento su alcuni ritratti particolarmente espressivi conservati nel nostro museo, due vividi volti di donna che hanno attraversato i secoli per giungere intatti fino a noi.

Il ritratto del Fayyum del MAF, IV sec. d.C.
Il ritratto del Fayyum del MAF, IV sec. d.C. (foto Archivio Fotografico Museo Archeologico Nazionale di Firenze)

Il primo appartiene a una nobildonna ritratta su una tavoletta di legno, proveniente dall’Egitto di epoca romana. Si tratta di uno dei ritratti provenienti dall’oasi del Fayyum, che ha restituito moltissime di queste tavole; a partire dal I sec. d.C. si diffuse infatti l’usanza di apporle sopra le bende, in corrispondenza del volto delle mummie, in sostituzione delle più stilizzate maschere tridimensionali; i ritratti erano eseguiti subito dopo la morte, e ritraggono quindi i soggetti in diverse età (e, data la netta prevalenza di giovani, si deduce un’età media della popolazione piuttosto bassa). Questi ritratti sono così fedeli alla realtà che in alcuni casi è stato possibile persino ricostruire i rapporti genealogici di intere famiglie basandosi sulle somiglianze, anche quando non è accertata la provenienza da una medesima tomba. L’abbondanza di dettagli permette di capire che queste persone vestivano e vivevano secondo la moda diffusa a Roma nei primi secoli dell’impero e consente, tramite il raffronto con i realia, una datazione molto precisa. I ritratti del Fayyum si datano fra il I è il IV sec. d.C.; alcuni sono di qualità molto elevata. I pittori operavano probabilmente con dei tipi base già pronti, cui apportavano le modifiche necessarie per rendere reale la somiglianza con i defunti.

Photo credit http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/search.aspx?searchText=fayum+portrait
Photo credit http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/search.aspx?searchText=fayum+portrait

Le persone ritratte, considerate come “Egizi” dai Romani, erano in realtà discendenti dei coloni greci di epoca tolemaica, e probabilmente consideravano se stessi greci, come indica la ricorrente presenza della barba negli uomini, una moda ellenica che nella Roma imperiale si afferma soltanto a partire dall’imperatore Adriano, nel II sec. d.C.
Il ritratto di Firenze è stato uno dei primi dell’Oasi a giungere in Europa, portato assieme agli altri reperti recuperati nella spedizione franco-toscana del 1828-29. È realizzato a tempera, ovvero con colori ottenuti da pigmenti naturali uniti a colla di origine animale e sciolti in acqua; i pennelli utilizzati erano molto fini e permettevano di dipingere il chiaroscuro con linee sottili ravvicinate e contorni nitidi.

Il ritratto prima del riallestimento 2015: la tavoletta è "incorniciata" da bende di lino, così come doveva apparire nella sua collocazione originaria sulla mummia, al di sopra del volto della defunta (foto Archivio Fotografico ???)
Il ritratto prima del riallestimento 2015: la tavoletta è “incorniciata” da bende di lino, così come doveva apparire nella sua collocazione originaria sulla mummia, in corrispondenza del volto della defunta (foto Archivio Fotografico Museo Archeologico Nazionale Firenze)

La donna è acconciata come una matrona romana dell’epoca, con i capelli, crespi, raccolti in una piccola crocchia alla sommità della testa; indossa orecchini di perle e una collana d’oro impreziosita da pietre blu scuro. L’abbigliamento consiste in un mantello chiaro e una tunica rosata su cui sono visibili i clavii, delle strisce scure usate come decorazione.

Prossimamente la seconda parte, dedicata all’altra “matrona del MAF”… continuate a seguirci!