Profumi del mondo antico

Gli uomini possono chiudere gli occhi davanti alla grandezza, davanti all’orrore, e turarsi le orecchie davanti a melodie o a parole seducenti. Ma non possono sottrarsi al profumo. Poiché il profumo è fratello del respiro. Con esso penetrava gli uomini, a esso non potevano resistere, se volevano vivere.

P. Süskind, Das Parfum

Askos a forma di paperella, con raffigurata una figura alata che regge nella sinistra un alabastron, vasetto per unguenti e profumi, e nella destra il tappo con la bacchettina che serviva per attingere il prezioso contenuto-

Jean-Baptiste Grenuille, ambiguo protagonista de Il Profumo di Süskind, con poche calibrate frasi ci dimostra come gli odori facciano parte del nostro vivere più intensamente di quanto noi stessi spesso non ci accorgiamo. Anche i greci se ne resero conto presto, visto che le prime testimonianze dell’arte profumiera risalgono all’età del Bronzo. Intorno al IV-III sec. a.C. l’arte profumiera è talmente sviluppata da richiedere un articolato linguaggio tecnico, ed è proprio a questo periodo che risale il primo trattato scientifico sui profumi, intitolato “Sugli odori”. L’autore, Teofrasto di Ereso, allievo di Platone prima e di Aristotele poi, continuò la ricerca dei due grandi filosofi, innovandola profondamente. Non si limitò a catalogare i diversi tipi di odori, ma analizzò il mondo delle piante aromatiche, e soprattutto i procedimenti che portavano dal trattamento delle sostanze odorose alla creazione di veri e propri profumi, lasciandoci dunque un manuale di profumeria antica.

Aryballoi etrusco corinzi (di produzione etrusca ad imitazione di quelli fatti a Corinto, a sinistra) e corinzi, a destra. VII sec. a.C.

Prima di essere mero strumento di bellezza effimera – “un lusso che tra tutti è il più vano” lo chiama Plinio il Vecchio (NH XIII,4), sottolineando come il profumo, a differenza dei gioielli, sparisce senza lasciare traccia, oltretutto senza essere percepito da chi lo portava, che lo indossava quindi solo per il piacere altrui – il profumo era un potente strumento di collegamento col mondo divino: veniva bruciato come offerta nelle cerimonie religiose e i suoi fumi salivano fino alle divinità e con esso si ungevano i corpi dei defunti da consegnare all’Oltretomba. Dalla cura del corpo dei morti passa infine a quello dei vivi, sancendo il passaggio dal mondo del sacro al profano. Passaggio non indolore, segnato anche dal veto di personalità del calibro di Socrate, che sottolineavano il potere illusorio del profumo al servizio di un mondo di vanità.

Allora come oggi i profumi avevano un costo elevatissimo, dovuto soprattutto alla rarità delle materie prime necessarie alla lavorazione. Come si faceva un profumo? In generale usando una sostanza odorosa di origine vegetale o animale che veniva macerata a caldo o a freddo in una sostanza grassa – la più utilizzata, perché garantiva la maggiore conservazione, era l’olio inodore – e talvolta colorato con l’aggiunta di un altro ingrediente.

In Grecia si usavano soprattutto piante aromatiche e fiori fissati in olio d’oliva: iris, rose, gigli.

Nel giardino nel MAF ogni primavera si respirano i profumi dell’antica Grecia!

Anche allora c’erano profumi di tendenza, alla moda, e altri quasi legati a un marchio, per così dire DOC, prodotti esclusivamente in alcune località come il Panathenaicum di Atene. Il packaging era ricercato e prezioso: vasetti di moltissime forme diverse, anche piccoli animaletti o testine umane, di ceramica, ma anche in vetro, piombo o alabastro, riccamente decorati preservavano gli oli profumati da luce e calore. Il design era elegante , ma allo stesso tempo estremamente funzionale. Il contenitore infatti era sempre di dimensioni ridotte (non si poteva certo vendere un prodotto di lusso in flaconi enormi) e con un’imboccatura molto stretta per permettere di versarne poche gocce alla volta. Con l’aryballos di Corinto si raggiunse il massimo tecnologico. Intorno all’apertura del vaso venne posto un caratteristico dischetto concavo, un salvagoccia per così dire, che permetteva di raccogliere e conservare di nuovo, il profumo versato in eccesso.

Aryballoi configurati: a figura umana e a forma di paperelle

Non mancavano certo le contraffazioni e le scorrettezze. Talvolta le sostanze alla base del profumo erano di scadente qualità o deperivano prima di quelle fatte con l’ingrediente più costoso, ma venivano vendute esattamente allo stesso prezzo. I profumieri non lasciavano uscire un cliente indeciso dalla loro bottega senza prima fargli provare il rhodinon, un profumo a base di rosa talmente penetrante da impedire poi la percezione di altri profumi. In questo modo il cliente perduto non avrebbe potuto acquistare niente neanche dalle botteghe concorrenti.