#Lartetisomiglia: alla scoperta dei volti del MAF – 2 – Larthia Seianti

Conosciamo tantissimi volti etruschi. Sono i volti di uomini e di donne rappresentati sui tanti sarcofagi e urnette cinerarie etrusche che accoglievano le ceneri dei defunti. Su di essi, salvo rare eccezioni, il defunto, o la defunta, è rappresentato come se stesse partecipando ad un banchetto, semisdraiato sulla kline, il letto che allo stesso tempo indica il luogo del banchetto e il letto funebre; uomo o donna che sia, indossa abiti curati e  gioielli ricchissimi, e in mano tiene gli attributi tipici: la patera per il vino nel caso di lui, il ventaglio o lo specchio nel caso di lei.

Le donne, in particolare, ostentano la ricchezza del loro ornamento: esibiscono bracciali, anelli, diademi, collane.

Larthia Seianti, Firenze, Museo Archeologico Nazionale, II piano
Larthia Seianti, Firenze, Museo Archeologico Nazionale, II piano

Tra tutte le donne etrusche del Museo Archeologico, la più nota, con tanto di nome inciso sul sarcofago, è Larthia Seianti. Chiusina, vissuta, e morta, nel II secolo a.C., si fa ritrarre sulla cassa del suo sarcofago semisdraiata sulla sua kline mentre scosta il velo dal volto con la mano destra; con la sinistra invece tiene uno specchio nel quale, immaginiamo, osserva la sua immagine riflessa.

Larthia Seianti ci attira perché il suo sarcofago in terracotta ha conservato i colori originali. Così possiamo cogliere tantissimi dettagli sul suo abbigliamento e i suoi gioielli.

Larthia Seianti
Larthia Seianti

Larthia si appoggia su due cuscini a bande gialle, bianche e violacee, dalle lunghe frange gialle e viola. nella mano sinistra, dalle dita inanellate, tiene uno specchio circolare, la cui superficie riflettente è azzurra, mentre la cornice perlinata è gialla, a indicazione dell’oro.

Il mantello che lei scosta dal volto e che le avvolge anche le spalle, i fianchi e le gambe, è bianco, bordato da una striscia violacea tra due minori verdi. Al di sotto, indossa una tunica bianca decorata da tre bande verticali sempre sui toni del violaceo e del verde e da una banda a V che sottolinea la scollatura. La tunica è stretta, poco sotto il seno, da una cintura annodata gialla, frangiata, decorata con motivi a rilievo a fulmine e a dischetto. Ai piedi indossa sandali in cuoio con un elemento verde, che dobbiamo immaginare in bronzo.

Larthia ha i capelli corti, ordinati in corte ciocche, quasi riccioli, che le incorniciano la fronte; in testa indossa un diadema ornato con rosette a rilievo e tracce di colore rosso che evocano le pietre preziose. Indossa poi una collana girocollo con pendente, una bulla a testa di Medusa sullo scollo, due bracciali al braccio destro; gli orecchini, a disco con pietre rosse, hanno il pendente a ghianda.

Il corredo funerario di Larthia non è particolarmente abbondante, ma è prezioso e prettamente femminile: pinzette e nettaorecchie in argento, ampolline per profumi in alabastro e in bronzo. Se ancora non fossimo convinti del suo rango elevato dimostrato dai gioielli che indossa, questi piccoli oggetti in metallo prezioso ci danno la conferma.

Il corredo di Larthia Seianti
Il corredo di Larthia Seianti

Il volto di Larthia non è particolarmente caratterizzato. Il suo non è un ritrattto preciso, ma rientra piuttosto nella categoria del ritratto tipologico: la nostra signora etrusca è rappresentata con i caratteri tipici e gli attributi del suo rango elevato; l’attenzione ai dettagli fisici del volto non è ancora ricercata dagli artigiani che producono sarcofagi e urnette cinerarie nel mondo etrusco. Anzi, se sarcofagi e urnette sono in terracotta, bisogna pensare che essi fossero prodotti a matrice in serie, lasciando una maggiore cura al volto, che però non si traduce in un ritratto vero e proprio.

#Lartetisomiglia: alla scoperta dei volti del MAF – 1 – il Ritratto del Fayyum

Capita talvolta, aggirandosi tra le opere esposte in un museo, di cogliere qualche sguardo particolarmente intenso, diretto, che sembra uscire dalle tele o dalla pietra per venire ad incontrare proprio i nostri occhi. Sguardi che escono dal tempo e ci ricordano che i volti fissi e ingessati che ammiriamo sono stati persone, hanno pensato e agito proprio come noi. A questo fa pensare l’ashtag scelto dal Mibact per inaugurare il 2017 sui social, #lartetisomiglia, una campagna di comunicazione valida su instagram per tutto il mese di gennaio. Uno slogan che vuole avvicinare il pubblico alle opere e che invita a guardarle con occhi nuovi e partecipi. Il nostro contributo come blog sarà un approfondimento su alcuni ritratti particolarmente espressivi conservati nel nostro museo, due vividi volti di donna che hanno attraversato i secoli per giungere intatti fino a noi.

Il ritratto del Fayyum del MAF, IV sec. d.C.
Il ritratto del Fayyum del MAF, IV sec. d.C. (foto Archivio Fotografico Museo Archeologico Nazionale di Firenze)

Il primo appartiene a una nobildonna ritratta su una tavoletta di legno, proveniente dall’Egitto di epoca romana. Si tratta di uno dei ritratti provenienti dall’oasi del Fayyum, che ha restituito moltissime di queste tavole; a partire dal I sec. d.C. si diffuse infatti l’usanza di apporle sopra le bende, in corrispondenza del volto delle mummie, in sostituzione delle più stilizzate maschere tridimensionali; i ritratti erano eseguiti subito dopo la morte, e ritraggono quindi i soggetti in diverse età (e, data la netta prevalenza di giovani, si deduce un’età media della popolazione piuttosto bassa). Questi ritratti sono così fedeli alla realtà che in alcuni casi è stato possibile persino ricostruire i rapporti genealogici di intere famiglie basandosi sulle somiglianze, anche quando non è accertata la provenienza da una medesima tomba. L’abbondanza di dettagli permette di capire che queste persone vestivano e vivevano secondo la moda diffusa a Roma nei primi secoli dell’impero e consente, tramite il raffronto con i realia, una datazione molto precisa. I ritratti del Fayyum si datano fra il I è il IV sec. d.C.; alcuni sono di qualità molto elevata. I pittori operavano probabilmente con dei tipi base già pronti, cui apportavano le modifiche necessarie per rendere reale la somiglianza con i defunti.

Photo credit http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/search.aspx?searchText=fayum+portrait
Photo credit http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/search.aspx?searchText=fayum+portrait

Le persone ritratte, considerate come “Egizi” dai Romani, erano in realtà discendenti dei coloni greci di epoca tolemaica, e probabilmente consideravano se stessi greci, come indica la ricorrente presenza della barba negli uomini, una moda ellenica che nella Roma imperiale si afferma soltanto a partire dall’imperatore Adriano, nel II sec. d.C.
Il ritratto di Firenze è stato uno dei primi dell’Oasi a giungere in Europa, portato assieme agli altri reperti recuperati nella spedizione franco-toscana del 1828-29. È realizzato a tempera, ovvero con colori ottenuti da pigmenti naturali uniti a colla di origine animale e sciolti in acqua; i pennelli utilizzati erano molto fini e permettevano di dipingere il chiaroscuro con linee sottili ravvicinate e contorni nitidi.

Il ritratto prima del riallestimento 2015: la tavoletta è "incorniciata" da bende di lino, così come doveva apparire nella sua collocazione originaria sulla mummia, al di sopra del volto della defunta (foto Archivio Fotografico ???)
Il ritratto prima del riallestimento 2015: la tavoletta è “incorniciata” da bende di lino, così come doveva apparire nella sua collocazione originaria sulla mummia, in corrispondenza del volto della defunta (foto Archivio Fotografico Museo Archeologico Nazionale Firenze)

La donna è acconciata come una matrona romana dell’epoca, con i capelli, crespi, raccolti in una piccola crocchia alla sommità della testa; indossa orecchini di perle e una collana d’oro impreziosita da pietre blu scuro. L’abbigliamento consiste in un mantello chiaro e una tunica rosata su cui sono visibili i clavii, delle strisce scure usate come decorazione.

Prossimamente la seconda parte, dedicata all’altra “matrona del MAF”… continuate a seguirci!