Firenze, Museo Archeologico: giochi e bimbi nel mondo antico

Normalmente, quando si guarda alle testimonianze che ci ha lasciato il passato, si pensa a un mondo di guerrieri e divinità, di nobili defunti e aristocratici a banchetto. Sono queste, del resto, le realtà a cui rimanda la maggior parte dei reperti esposti anche nel museo di Firenze. Forse non tutti i visitatori si accorgono, però, che c’è una vetrina, un po’ defilata al piano terreno del museo, che preserva il ricordo di una sfera diversa della vita degli antichi, più intima e dalla sorprendente attualità: quella dei bimbi, dei loro giochi e degli oggetti che li accompagnavano durante la crescita. Vale dunque la pena di soffermarsi su questo angolo dedicato ai più piccoli, dunque, e non solo nella Giornata delle Famiglie al Museo che si terrà domenica prossima…

La vetrina dei giochi al piano terreno del MAF
La vetrina dei giochi al piano terreno del MAF

Uno dei primi giocattoli che i bambini ancora in fasce avevano a disposizione era il sonaglio, in terracotta: nella vetrina se ne possono osservare un buffo esemplare a forma di gatto (da Cipro, 1600-1450 a.C.) ed uno di forma umana. La funzione di sonaglio poteva essere svolta anche dai cosiddetti poppatoi, contenitori con beccuccio antesignani del biberon: essi potevano contenere una pallina di terracotta, che, una volta esaurito il liquido, tintinnava attirando l’attenzione del neonato. Il corredo di ogni bambino era costituito, oltre che dai giocattoli, anche da una serie di piccoli amuleti e pendenti, che, nel mondo romano, venivano raccolti all’interno della bulla, una capsula di cuoio o metallo che si portava appesa al collo e che, in caso di rapimento o abbandono, era fondamentale per il riconoscimento da parte dei parenti (come spesso raccontano, ad esempio, le commedie di Plauto). Nella vetrina se ne può ammirare una da Populonia, di età ellenistica.

Sonagli, poppatoio e bulla nella vetrina dei giochi
Sonagli, poppatoio e bulla nella vetrina dei giochi

Quando i bambini crescevano, uno dei giochi più diffusi era il “cavalluccio” (in greco ephedrismós): nella vetrina si può ammirare una piccola scultura in terracotta di età ellenistica che ritrae due fanciulle impegnate in questa attività. Se le bambine giocavano con le bambole (in genere figure femminili formate con gli arti snodati, un po’ come la Barbie…), i maschi si divertivano invece con riproduzioni di animali in terracotta e piccoli carretti, come quello esposto, proveniente da Bisenzio, risalente all’VIII sec. a.C.

Gioco del cavalluccio, carretto e piccola tartaruga in terracotta
Gioco del cavalluccio, carretto e piccola tartaruga in terracotta

Come ancora oggi accade, inoltre, i reperti e le fonti ci mostrano come il gioco accompagnasse tutta la vita dell’individuo e non solo le sue prime fasi: dadi e pedine erano infatti appannaggio degli adulti, che li usavano anche per il gioco d’azzardo. Con le pedine, per esempio, si giocava il ludus latrunculorum, ovvero il gioco dei piccoli soldati. Con sedici pedine ciascuno schierate su una sorta di scacchiera, i giocatori dovevano cercare di togliere all’avversario il maggior numero di pedine possibile per vincere ed essere proclamati imperator. Nella vetrina se ne possono osservare alcuni esempi di età romana.

Dadi e pedine da gioco
Dadi e pedine da gioco