L’estate del MAF: aperture serali straordinarie

Per tutta l’estate, a partire da questa sera, il MAF prolungherà l’orario di apertura ogni martedì, restando aperto dalle 19,00 alle 22,00. Per ogni sera è in programma una visita guidata a tema, che sarà ripetuta più volte durante la serata e coinvolgerà vari settori del Museo puntando l’attenzione di volta in volta su elementi diversi delle collezioni, dai capolavori ai reperti meno noti e più curiosi. Durante le aperture serali sarà possibile anche la visita al giardino monumentale, con la ricostruzione delle tombe etrusche.

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Nel mese di luglio le aperture saranno parte delle Notti dell’Archeologia, la manifestazione estiva che ogni anno coinvolge i musei della Toscana con eventi speciali accomunati da un unico tema. Quest’anno l’attenzione è puntata su “Eroi e miti dell’antichità“, e il MAF ha scelto di dedicare le tre serate di luglio alla scoperta degli eroi, delle eroine e dei mostri che dagli eroi sono stati combattuti e sconfitti.

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Sul volgere della stagione, all’inizio di settembre, protagonista sarà invece la festa della Rificolona, una tradizione per la città di Firenze e soprattutto per il quartiere della Santissima Annunziata in cui il Museo sorge: sarà dunque per noi l’occasione di scoprire come gli Antichi rischiaravano il loro cammino e le loro case!

Vi aspettiamo dunque, a partire da questa sera, per scoprire ogni settimana un MAF diverso! Il biglietto di ingresso è, come al solito, di 4 euro; l’ultimo ingresso è alle 21,15.

Il Museo Archeologico a MusArt festival 2016

Il mese di luglio a Firenze vedrà protagonista piazza SS. Annunziata, con una serie di eventi che approfitteranno dei suoi spazi e dei monumenti che la circondano. Nell’ambito dell’Estate Fiorentina è infatti in cartellone, dal 19 al 23 luglio, MusArt Festival, un festival pensato per coniugare arte, musica e cibo.

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BitConcerti propone al pubblico di fiorentini e non una serie di ‘percorsi emozionali’ che abbiano il loro fulcro nell’abbinamento di un concerto con la visita di un giardino, di un luogo di culto o di un palazzo monumentale insieme ad occasioni gastronomiche selezionate. Coloro infatti che acquisteranno il biglietto per assistere ad uno dei concerti del festival, potranno visitare gratuitamente alcuni dei luoghi d’arte più significativi, accessibili dalla piazza. Il MAF sarà presente con il suo giardino munumentale, aperto per l’occasione con visite guidate alle tombe etrusche ricostruite al suo interno.

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Le visite potranno avvenire a partire dalle ore 20.00 fino ad inizio concerto. L’allestimento della piazza sarà di tipo teatrale e saranno presenti al suo interno alcuni punti ristoro.

Firenze, Museo Archeologico Nazionale: il giardino, il giardiniere e i giardinieri

Il “giardino ameno” del Museo Archeologico di Firenze è uno dei principali giardini storici della città, noto soprattutto per la peculiarità di ospitare al suo interno sculture antiche, sarcofagi e la ricostruzione di ben otto tombe etrusche. Sebbene il giardino sia inserito all’interno di un percorso museale, tuttavia, ancora oggi l’interesse per la scelta delle specie botaniche coltivate e conservate al suo interno resta primario per il Polo Museale della Toscana; ed è proprio questo il periodo dell’anno in cui, grazie alle numerose fioriture, si può godere di più di questo angolo verde.

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La tomba di Casale Marittimo a primavera

Da documenti d’archivio è possibile ricostruire quali fossero le colture nel Settecento, quando ad occuparsi delle piante era Francesco Romoli, già giardiniere di Boboli, che si prese cura del giardino del Palazzo della Crocetta per oltre cinquanta anni, finché, “[…] ad anni ottanta circa […] attesa la sua avanzata età” gli si rese “improbabile tirare avanti detto suo impiego” e gli fu concessa la pensione. Ecco cosa prevedeva il suo contratto di assunzione, stipulato nell’anno 1739:
“Tutti i bossoli (siepi di bosso) […] saranno tosi con ogni diligenza nel corrente di maggio […] tutti i lavori a scarpa di muro saranno ben guarniti d’ogni specie di fiori tanto annuali che vivaci […] Tutte le piante di aranci, cedrati, ed arboscelli a fiori, che sono a piana terra ne’ differenti siti del giardino, e al contorno de’ muri saranno ben coltivati […] tutt’i aranci, ed altre piante, che sono nelle case, e nei vasi, tanto d’agrumi, che di fiori saranno anche coltivate, tagliate, innaffiate […] avvertendo di mantenerli sempre un bel rotondo col taglio […] I dodici parterri (aiuole), che formano, e distribuiscono il suddetto giardino saranno ripieni d’ogni sorta di legumi, erbe mangiative, radiche, e piante ortalizie in tutte le differenti stagioni dell’anno […] come ancora le pergole di vigna, che sono al contorno de’ muri, saranno lavorate […]”. Il giardino non aveva quindi una funzione puramente ornamentale, ma anche di vero e proprio orto.

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Alcuni dei bulbi piantati nelle aiuole

Oggi successore di Francesco Romoli è Alessandro Pirali; lo abbiamo incontrato, gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza nel giardino del Museo, cosa gli piace del suo lavoro e cosa lo affascina di più. E lui, che lavora tutti i giorni immerso nella poesia del giardino, ci ha risposto nel modo più poetico possibile, cogliendo appieno il senso dell’eredità che oggi è nelle sue mani.

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La tamerice fiorita sul retro della tomba Golini

Mi affascina molto la storia centenaria del giardino annesso al Museo Archeologico Nazionale di Firenze, dove generazioni di giardinieri si sono susseguite nei secoli coltivando questo spazio verde che miracolosamente si è salvato dall’assedio urbano e dal cemento. Proprio di essi, dei giardinieri, voglio parlarvi, di queste persone un po’ strane, fuori dai canoni, capaci di esaltarsi per una bella fioritura o di deprimersi per la morte di una pianta che non sono riusciti a salvare.

Ci hanno lasciato in eredità delle piante stupende, e con un po’ di fantasia vorrei tornare indietro nel tempo, magari nel giardino monastico di Maria Maddalena intorno al 1620, e dare una mano al vecchio giardiniere mentre pianta il tasso, tuttora dopo secoli vivo e vegeto, re indiscusso del giardino. Vorrei affacciarmi più di cento anni dopo, nel 1739, nel giardino all’epoca curato da Francesco Romoli che per il Principe di Graon creò dodici parterri “ripieni di ogni sorta di legumi, erbe mangiative, radiche e piante ortalizie” come da tradizione toscana, ricco di frutti e cedrati e fioriture in quantità. Proprio di quel periodo rimangono ancora oggi visibili i plinti in pietra che sostenevano pali e cannicciati per proteggere gli agrumi dal freddo.

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Il maestoso tasso ed i suoi arilli, prodotti ogni anno in autunno

Passano decenni e il giardino si trasforma ancora. Siamo nel 1885 e al giardiniere del tempo, Leopoldo Bulli, vorrei fare un sacco di domande riguardo le varietà e le cure dei 28 aranci, delle 30 camelie, dei cento rosi, delle viti, e le fioriture che qui vi coltivava.

Di questo periodo è ancora in vita il bel tiglio, vicino al Salone del Nicchio, mentre la paulonia adiacente la Tomba del Diavolino, ammalata da tempo, è stata tagliata circa un anno fa. Ad alcuni anni più tardi risalgono i maestosi cedri, le palme e a seguire i due pini domestici che altissimi dominano sopra il tempietto.

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Una delle palme con i suoi frutti

Le bellissime azalee, che proprio ora iniziano a fiorire, sono il ricordo del giardiniere Braschi, rimasto nella memoria di tanti colleghi, che fece di questo spazio un’opera d’arte botanica con fioriture in ogni stagione, un gioiellino offerto alla città da meritarsi un posto d’onore fra i giardini più belli di Firenze.

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Una delle azalee, in fiore proprio in questo periodo

Mi vengono in mente le parole di Ray Bradbury:

Ognuno deve lasciarsi qualche cosa dietro quando muore, diceva sempre mio nonno:

un bimbo o un libro o un quadro o una casa

o un muro eretto con le proprie mani

o un paio di scarpe cucite da noi

o un giardino piantato col nostro sudore.

Qualche cosa, insomma, che la nostra mano abbia toccato in modo che la nostra anima abbia dove andare quando moriamo, e quando la gente guarderà l’albero o il fiore che abbiamo piantato noi saremo là