Seduzione Etrusca: la nascita dell’Etruscologia moderna in mostra al MAEC di Cortona

locandinaSeduzioneEtruscaSeduzione etrusca. Dai segreti di Holkham Hall alle meraviglie del British Museum” – oltre 150 opere esposte tra reperti etruschi, dipinti, disegni, documenti antichi, oggetti d’epoca, manoscritti e volumi – è il grande evento espositivo internazionale che si terrà dal 22 marzo al 31 luglio 2014 a Cortona, al MAEC-Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona, in collaborazione con il British Museum e Halkam Hall, con il sostegno della Regione Toscana e l’apporto di tanti musei italiani che hanno prestato opere uniche e, in particolare, della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana.

Dal momento della loro riscoperta nel corso del Rinascimento, gli Etruschi suscitarono un grande fascino presso eruditi e antiquari. Nella Firenze dei Medici, addirittura, l’antico e glorioso passato etrusco veniva riletto e celebrato in chiave politica e ideologica. Nel Settecento, una nuova ondata di passione per gli Etruschi arrivò da Oltremanica: fondamentale fu la pubblicazione a Firenze, finanziata da Lord Thomas Coke, costruttore di Holkham Hall e dal 1744 I conte di Leicester, del De Etruria Regali libri VII di Thomas Dempster: stampato nel 1726, esso fu il primo libro a stampa completato da un corredo iconografico delle principali opere etrusche in Italia. Da qui in avanti molti studiosi e appassionati inglesi vennero in Italia sulle orme degli Etruschi, percorrendo in Toscana alcune delle tappe del Grand Tour.

Quasi 300 anni più tardi, il ritrovamento dei disegni originali e delle lastre di rame incise per il De Etruria in un corridoio d’attico di Holkham Hall, e la recentissima scoperta di nuovi documenti sulla sua pubblicazione, forniscono l’occasione per questa mostra, che rievoca quel clima, descrive i legami tra il mondo anglosassone e l’Italia tra ‘700 e ‘800, indaga la seduzione degli Etruschi in Gran Bretagna e il gusto all’etrusca, presenta insieme per la prima volta al pubblico alcuni “capolavori simbolo” di quell’antico popolo, come l’Arringatore del Museo Archeologico Nazionale di Firenze e il Putto Graziani, accanto ai disegni originali del De Etruria e i reperti etruschi confluiti nelle raccolte del British Museum di Londra in tre secoli di collezionismo, contese e acquisizioni.

A Cortona è stata dunque temporaneamente trasferita la statua dell’Arringatore: insieme alla Chimera (della quale in mostra sarà esposta la copia, mentre l’originale resta a Firenze) si tratta di una delle opere più note dell’arte etrusca, e una di quelle che maggiormente esercitò il suo fascino su eruditi e appassionati d’antichità. La statua, in bronzo, raffigura un uomo maturo vestito “alla romana”, con la toga e i calzari propri dei senatori, mentre compie il gesto del “silentium manu facere“: braccio alzato portato in avanti, a chiedere il silenzio della folla per poter prendere la parola. Da qui deriva il nome di Arringatore: dobbiamo immaginare infatti quest’uomo, un personaggio importante per la sua comunità, davanti alla folla dei suoi concittadini, mentre si accinge a parlare ad essa. Siamo ormai sul finire dell’epoca etrusca, anzi, ci troviamo in un centro Italia (la statua fu rinvenuta a metà del ‘500 vicino a Perugia o sul Lago Trasimeno: non vi è accordo tra le fonti) ormai completamente romanizzato, per lo meno per quanto riguarda l’organizzazione politica e amministrativa, ma ancora etrusco per lingua e tradizioni: lungo l’orlo inferiore della toga, infatti, è presente un’iscrizione, fatta incidere dalla comunità locale che dedicò questa statua onoraria al suo illustre concittadino; l’iscrizione è in lingua e caratteri etruschi, e ci riporta il nome del personaggio: Aule Meteli, cittadino romano nato etrusco.

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La statua è datata a fine II/inizi I secolo a.C. e a livello stilistico rivela dei dettagli che abbiamo potuto osservare molto bene da vicino proprio pochi giorni fa, quando l’Arringatore è stato prelevato dalla sua sala al Museo Archeologico Nazionale di Firenze per essere portato a Cortona: ad esempio le rughe del volto, sulla fronte e intorno agli occhi, che conferiscono ad Aule Meteli un’espressione severa e austera; i capelli pettinati a ciocche aderenti alla testa, prive di una loro volumetria; la fascia della tunica dipinta in rosso, esempio più unico che raro di statua in bronzo dipinta; il dettaglio della cucitura della toga stessa.

Anche in mostra a Cortona l’Arringatore è posizionato accanto alla Chimera, in un allestimento che vuole rievocare la collezione fiorentina di capolavori etruschi che i disegnatori inglesi venivano appositamente a documentare a Firenze. In mostra sarà esposta, tra gli altri oggetti prestati dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze, anche la situla di Plikasna, rinvenuta nel 1700 a Chiusi: una sorta di secchiello in lamina d’argento placcata in oro e decorata con con due fregi le cui scene sono realizzate a cesello e bulino, che reca il nome dell’antico proprietario etrusco, Plikasnas, che la possedeva verso la metà del VII secolo a.C.

La sala con Arringatore e Chimera (copia) nella mostra "Seduzione Etrusca". Foto: @MAEC_Cortona
La sala con Arringatore e Chimera (copia) nella mostra “Seduzione Etrusca”. Foto: @MAEC_Cortona

The François Vase: New Perspectives. Presentazione del volume sul Vaso François

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Giovedì 20 marzo 2014, alle ore 10,00, nella splendida cornice storica del Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, a Firenze, verrà presentato al pubblico il volume The François Vase: New PerspectivesPapers of the International Symposium – Villa Spelman, Florence 2003 (editors H. Alan Shapiro, Mario Iozzo e Adrienne Lezzi-Hafter)

I due tomi (uno con la raccolta dei testi e uno con tavole e disegni) sono il frutto di un lungo lavoro che ha portato all’edizione degli atti di una tavola rotonda internazionale, aperta esclusivamente a specialisti del Vaso François e del suo complesso programma iconografico, che si era tenuta nel 2003 a Villa Spelman, sulle colline del Forte Belvedere, all’epoca sede della Johns Hopkins University di Baltimora.

Una raccolta di 11 contributi, tutti proposti in lingua inglese da studiosi italiani, statunitensi, inglesi, tedeschi e svizzeri, specialisti di iconografia greca e in particolar modo delle ampie e articolate tematiche poste dal celebre cratere modellato ad Atene intorno al 565 a.C. dal vasaio Ergotimos e dipinto dal ceramografo Kleitias, esportato a Chiusi, all’epoca potente e florida città etrusca, e deposto nella tomba di una famiglia principesca, dove fu trovato nel 1844 da Alessandro François, Commissario di guerra dei Granduchi di Toscana, ma anche erudito e appassionato archeologo.

La nutrita serie di studi affronta problemi che spaziano dalla storia del vaso al suo possibile contesto di rinvenimento, dall’iconografia agli aspetti tecnici, dalle varie teorie interpretative alle molteplici valenze culturali di cui il vaso e il suo complesso programma iconografico furono caricati una volta che esso giunse in Etruria, fino all’ancora irrisolta questione se in un vaso di questo livello qualitativo, di questo impegno artistico e artigianale, di tanta inventiva e creatività non si possa riconoscere una commissione speciale di un principe etrusco richiesta direttamente ai produttori ateniesi.

Grazie a questo volume, un’opera così importante e complessa come il Cratere François viene ora collocata, con maggior precisione, in un più ampio e articolato contesto storico, sociale, artistico e persino commerciale, oltre trent’anni dopo il fondamentale studio a cura di Mauro Cristofani e Maria Grazia Marzi, Materiali per servire alla storia del Vaso François (Roma 1981) e a pochi anni dall’edizione della monografia di Mario Torelli, Le strategie di Kleitias (Milano 2007), opera il cui contenuto è uno sviluppo dell’articolo dello stesso autore in questo volume.

Per l’occasione, la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana ha realizzato una nuova campagna fotografica digitale ad altissima risoluzione, con oltre 600 scatti che, grazie a uno specifico software, sono stati ricomposti fino a riprodurre ciascun fregio nel suo intero sviluppo; tali fregi (arricchiti da dettagli ingranditi e con tutte le iscrizioni chiaramente leggibili) sono posti (a confronto) accanto ai disegni realizzati nel 1899 da Karl Reichhold e successivamente pubblicati da Adolph Furtwängler.

Questo il programma della Presentazione del 20 marzo, che si svolge sotto il patrocinio del Comune di Firenze e della Regione Toscana, grazie al supporto del Museo Ferragamo (Firenze) e della famiglia François (Antella, Firenze) e in collaborazione con la rivista Archeologia Viva:

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Il volume è edito dalla casa editrice Akanthus, di Kilchberg (Zurigo) e la redazione finale ha usufruito delle attente cure di Adrienne Lezzi-Hafter; il lay-out è stato realizzato da Mark Manion. La realizzazione delle nuove riprese fotografiche è stata coordinata da Mario Iozzo e realizzata da Fernando Guerrini, della Soprintendenza per i Beni Archeologici della toscana.

Contributi (192 pagine, con 71 immagini in bianco e nero)

H. A. Shapiro: “The François Vase: 175 Years of Interpretation”

M. G. Marzi: “Was the François Crater the only Piece from the Dolciano Tomb?”

C. Reusser: “The François Vase in the Context of the Earliest Attic Imports to Etruria”

M. Iozzo: “The François Vase: Notes on Technical Aspects and Function”

J. Gaunt: “Ergotimos epoiesen: the Potter’s Contribution to the François Vase”

M. Torelli: “The Destiny of the Hero – Toward a Structural Reading of the François Vase”

B. Kreuzer: “Myth as a Case Study and the Hero as Exemplum

J. Neils: “Contextualizing the François vase”

R. von den Hoff: “Theseus, the François Vase and Athens in the Sixth Century B.C.”

J. M. Barringer: “Hunters and Hunting on the François Vase”

A. Lezzi-Hafter: “Where the Wild Things Are – The Side-Themes on the François Krater

Indici

Tavole (56 pagine)

7 pagine di introduzione con 13 foto a colori; 48 pagine di tavole a colori e gli apografi delle firme del vasaio Ergotimos e del pittore Kleitias e 17 disegni dei fregi (eseguiti nel 1899 per la monumentale opera di A. Furtwängler e K. Reichhold, Griechische Vasenmalerei. Auswahl hervorragender Vasenbilder, München 1900 – 1927), nonché, editi per la prima volta, il profilo e la sezione del vaso, che rivelano la complessa conformazione delle anse a voluta.

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Durante la manifestazione verrà proiettato un filmato con le nuove immagini digitali del Vaso François, realizzato da Simone Bellucci (SBAT), con musiche originali di Walter Maioli tratte da “Flauti Etruschi” (produzione Soundcenter).

In occasione della giornata, dalle ore 15,00 alle 18,00, presentando alla biglietteria del Museo Archeologico un tagliando che verrà appositamente rilasciato ai partecipanti all’iniziativa, sarà possibile ottenere una riduzione del 50% sul costo del biglietto (dunque, con soli € 2,00), per poter ammirare il Vaso François da vicino ed eccezionalmente fuori dalla sua vetrina.

Nel 2013 è cresciuta la voglia di archeologia!

Nel 2013 è cresciuta la voglia di archeologia in Toscana! Lo dice il numero di visitatori nei nostri musei archeologici e nelle nostre aree archeologiche nazionali, segno di un interesse crescente da parte del pubblico di tutte le età, dai bimbi in età scolare agli studenti universitari, alle famiglie e agli anziani. Un interesse crescente, dunque, a 360°.

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Il 2013 ha segnato infatti un notevole incremento di visitatori nei musei e nelle aree archeologiche dello Stato che costellano la Toscana, che con un totale di circa 145.000 presenze hanno registrato una crescita pari al 6,5%.

Il pubblico nel Salone del Nicchio visita la mostra "Archeologia in Oriente" appena inaugurata
Il pubblico nel Salone del Nicchio visita la mostra “Archeologia in Oriente” appena inaugurata

 Il Museo Archeologico Nazionale di Firenze è passato infatti da 54.800 presenze del 2012 alle circa 58.000, con un incremento del 6% circa. Un buon risultato, frutto delle attività organizzate dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana nel corso dell’anno (tra cui mostre sugli Etruschi, sulla Magna Grecia e sulle collezioni orientali del Museo, cicli di conferenze, visite guidate e presentazioni di volumi), oltre che dell’utilizzo incrociato di più aggiornati sistemi di comunicazione, che passano per la rete e i social media (Blog, Website, Twitter, Facebook).

Analogo incremento anche per il Museo Archeologico Nazionale “Gaio Cilnio Mecenate” di Arezzo, che con circa 12.200 visitatori ha registrato un aumento del 5%.

Un gruppo di visitatori accompagnato da Gabriella Poggesi lungo il decumano - foto: P.Nannini SBAT
Un gruppo di visitatori accompagnato da Gabriella Poggesi lungo il decumano – foto: P.Nannini SBAT

Complici le condizioni atmosferiche dello scorso anno, complessivamente favorevoli, anche le aree archeologiche hanno visto un generale aumento dei visitatori (Cortona, Tumuli etruschi del Sodo e di Camucia: oltre 11.000; Carmignano, Tumulo di Montefortini: oltre 3.800; stabili Vetulonia con circa 10.000 e Roselle con circa 19.000).

Natale 2013 e Capodanno 2014: Aperture straordinarie dei Musei e delle Aree Archeologiche della Toscana

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Anche quest’anno la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, grazie ai fondi stanziati dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, propone un ampio ventaglio di aperture straordinarie dei Musei statali e delle Aree Archeologiche nei giorni di Natale 2013 e di Capodanno 2014.

Ecco dunque i musei e le aree archeologiche che aderiscono alle aperture straordinarie. Laddove non sia specificamente indicato, con “Festività” si intendono i giorni 25 dicembre 2013 e 1 gennaio 2014. Negli altri giorni del periodo natalizio i luoghi dell’archeologia della Toscana rispetteranno il loro consueto orario.

FIRENZE

 Museo Archeologico Nazionale e Museo Egizio

Piazza SS. Annunziata 9 B

Orari di apertura in occasione delle Festività:

Natale 8,30 – 14,00; Capodanno 13,30 – 19,00

Tel. 055 23575 (per informazioni di dettaglio sull’accessibilità delle diverse sezioni)

Presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, oltre alle collezioni permanenti, sono attualmente in corso le mostre: Cortona. L’alba dei Principi Etruschi, incentrata sulle problematiche dello scavo e della conservazione dei materiali archeologici, con particolare attenzione ai recenti scavi condotti dalla Soprintendenza presso l’area del Sodo; Signori di Maremma, che espone preziosi manufatti di epoca orientalizzante (fine VIII-VII secolo a.C.) provenienti dal territorio compreso fra le città etrusche di Populonia e Vulci; Kaulonía. La città dell’amazzone Clete, dedicata alle ricerche archeologiche condotte dall’Università degli Studi di Firenze presso il sito della colonia greca di Caulonia.

Provincia di AREZZO

ArezzoMuseo Archeologico Statale «G. Cilnio Mecenate»

Orari di apertura in occasione delle Festività:  ore 13,30 – 19,30

Via Margaritone, 10 Arezzo

Tel. 0575 20882

Cortona – Area Archeologica del Sodo

Orari di apertura in occasione delle Festività: ore 8,30 – 13,

Cortona (AR)

Tel. 0575 612565

Provincia di GROSSETO

Grosseto – Area Archeologica di Roselle

Orari di apertura in occasione delle Festività: ore 8,30 – 13,30

Loc. Roselle (GR)

Tel. 0564 402403

Castiglione della Pescaia – Area Archeologica di Vetulonia

Orari di apertura in occasione delle Festività: ore 8,00 – 14,00

Loc. Vetulonia (Castiglione della Pescaia – GR)

Tel. 0564 949587

Ansedonia – Museo Archeologico Nazionale di Cosa

Orari di apertura in occasione delle Festività: ore 13,00 – 19,00

Via delle Ginestre, Ansedonia

Tel. 0564 881421

 

Provincia di SIENA

Chiusi – Museo  Nazionale Etrusco

Orari di apertura in occasione delle Festività: ore 14,00 – 20,00

Via Porsenna, 93, Chiusi (SI)

Tel. 0578 20177

Augurandovi Buone Feste, vi invitiamo a visitare i nostri musei e le nostre aree archeologiche nei giorni di Festa del periodo natalizio. Vi aspettiamo!

Firenze, Museo Archeologico Nazionale: inaugura la mostra “Kaulonía. La città dell’Amazzone Clete”

Kaulonía: la città dell’amazzone Clete

Gli scavi dell’Università degli Studi di Firenze a Monasterace Marina

Firenze, Museo Archeologico Nazionale

inaugurazione: 12 Dicembre 2013, ore 17,00 (ingresso gratuito)

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Dal 12 Dicembre 2013 al 9 Marzo 2014, il II piano del Museo Archeologico Nazionale di Firenze ospita una mostra sull’antica città magnogreca di Caulonia, oggi Monasterace Marina (Reggio Calabria), i cui scavi sono da qualche tempo affidati in concessione alle Università toscane di Firenze e Pisa.

Per raccontare la vita di Caulonia, colonia greca sulle coste del Mar Ionio ricordata dalle fonti per essere stata fondata da Klete, la nutrice di Pentesilea, regina delle Amazzoni, si è scelto di mostrare la storia del quartiere abitativo di San Marco nord-est, che ebbe una vita molto lunga e densa di trasformazioni (dall’VIII secolo a.C. all’epoca romana imperiale), attraverso i reperti esposti in mostra, che illustrano proprio la vita quotidiana a Kaulonía nel corso dei secoli.

La mostra, che inaugura il 12 dicembre 2013 alle ore 17, sarà presentata da Simonetta Bonomi (Soprintendente per i Beni Archeologici della Calabria), Vittoria Perrone Compagni (Direttore del Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze) e da Andrea Pessina (Soprintendente per i Beni Archeologici della Toscana), e sarà preceduta dalla conferenza dal titolo “Aspetti di vita quotidiana dal quartiere abitativo di S. Marco nord-est a Caulonia” tenuta da Lucia Lepore, Docente di Archeologia della Magna Grecia e Metodologie della Ricerca Archeologica  presso l’Università degli Studi di Firenze e Direttore del settore fiorentino degli scavi archeologici a Caulonia.

Vi aspettiamo dunque domani 12 dicembre alle ore 17 per la conferenza di presentazione e l’inaugurazione della mostra, che sarà poi visitabile tutti i giorni secondo l’orario del Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Promossa dall’Università degli Studi di Firenze (Dipartimento di Lettere e Filosofia), in collaborazione con le Soprintendenze per i Beni Archeologici della Calabria e della Toscana e con il contributo della società AdF – Aeroporto di Firenze, la mostra è illustrata da un catalogo, curato da Lucia Lepore, Maria Rosaria Luberto e Paola Turi, edito da ARACNE editrice S.r.l.

 

Archeotoscana presentata ad Archeoblog alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum

La Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum è ormai da 16 anni un appuntamento fisso per l’archeologia italiana. Quest’anno, all’interno del ricco programma di incontri, ha trovato posto Archeoblog, il primo evento per blogger di archeologia italiani, nel corso del quale è stato presentato il blog di Archeotoscana e l’attività su social network della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana.

L’evento è stato voluto da Cinzia Dal Maso, giornalista e blogger, per fare il punto sulla situazione dei blog di archeologia in Italia, per riunire insieme nella stessa sala i principali attori della comunicazione dell’archeologia nel web 2.0, per vedere le buone pratiche presenti nella rete e per cogliere spunti anche da esperienze esterne all’archeologia ma non al mondo della comunicazione culturale: perché è dal confronto e dallo scambio di idee che spesso si hanno i suggerimenti migliori.

È la stessa Cinzia Dal Maso ad aprire e a moderare i lavori: per fare comunicazione culturale ormai non si può prescindere dalla rete, eppure in Italia la comunicazione online, nel web 2.0 e nei social network ancora langue e la figura del comunicatore social, richiesta e utilizzata in molti settori, nel mondo dei Beni Culturali ancora è molto poco sfruttata.

Il primo intervento è quello di Fabrizio Todisco, ideatore delle Invasioni Digitali. Non è un blogger, ma la scorsa primavera ha creato dal nulla e in pochissimo tempo un movimento dal basso che ha mobilitato il popolo della rete al grido di “La cultura è di tutti!”. L’azione delle invasioni si svolse lo scorso aprile e consistette nell’organizzare delle “invasioni” pacifiche all’interno di strutture museali, parchi e giardini storici, istituzioni culturali, centri storici, con l’intenzione di avvicinare la gente ai luoghi culturali più o meno noti del nostro paese. L’iniziativa ebbe un grande successo in rete e verrà replicata anche la primavera prossima.

L’intervento successivo, di Marina Lo Blundo, è entrato nello specifico delle pochissime realtà italiane di blog museali relativi a musei archeologici nazionali. È stato presentato sia il blog del Museo Archeologico Nazionale di Venezia, il primo blog in assoluto, e poi è stata raccontata nello specifico la nascita e il funzionamento del blog e dei social network di Archeotoscana. Qui potete seguire tutto l’intervento; al minuto 30.10 inizia l’intervento relativo proprio al nostro blog:

A seguire un altro blogger museale, Francesco Ripanti, ha raccontato la sua esperienza con il blog del Museo Archeologico Nazionale delle Marche di Ancona. Francesco Ripanti, inoltre, si occupa di video per la comunicazione dell’archeologia, ritenendo che siano i video siano uno strumento fondamentale per la comunicazione per i siti archeologici e per i musei.

Astrid D’Eredità, archeoblogger ed esperta di social media ribadisce il fatto che chi si occupa di comunicazione culturale è un professionista della cultura, e come tale il suo ruolo dev’essere riconosciuto; porta poi all’attenzione dei presenti alcuni casi di buone pratiche di marketing culturale efficace all’estero.

Stefano Costa, archeoblogger, suggerisce che l’attività social e su blog dei musei venga inserita nelle loro carte dei servizi. Pone poi alcuni quesiti, soprattutto ai blogger museali presenti: come conciliare lo strumento blog, da sempre utilizzato come luogo dell’opinione personale del blogger, in uno strumento di comunicazione ufficiale di un’istituzione? Quali linguaggi utilizzare?

Alcuni tweet durante l'intervento su Archeotoscana. Per vedere tutto il livetwitting potete seguire su twotter l'ashtag #archeoblog
Alcuni tweet durante l’intervento su Archeotoscana. Per vedere tutto il livetwitting potete seguire su twotter l’ashtag #archeoblog

Gli risponde Andrea Maulini, che non è  archeoblogger ma si occupa del social media marketing di alcuni importanti teatri e festival in Italia: il blogger che scrive per un blog “ufficiale” deve mettere da parte la propria opinione personale, tuttavia può esprimere la sua creatività cercando, utilizzando e creando nuove forme di racconto per stimolare l’attenzione del pubblico. A proposito dei social network, spiega che ogni social ha dinamiche sue proprie che vanno sapute sfruttare, e che è dall’integrazione di più social network che si può fare una buona promozione e comunicazione culturale.

Tocca poi a Mariangela Vaglio, in arte Galatea, blogger fin dal 2003. Non è archeologa, ma col suo blog personale si è resa conto che i post che più interessano sono quelli culturali, perché il pubblico è interessato a contenuti culturali. Spiega che non bisogna inorridire davanti ad espressioni quali “marketing culturale”, perché le regole della comunicazione e della promozione rispondono in tutti i campi alle stesse regole. A proposito dell’uso dei social, suggerisce che ogni tipo di social network ha un suo pubblico con bisogni diversi, che necessita dunque di linguaggi e di contenuti diversi.

Michele Stefanile, archeologo subacqueo, nella sua esperienza di blogger attento a cosa circola in rete, si è reso conto che è tanta la disinformazione o la cattiva informazione in cui il pubblico può incappare: nel suo campo, l’archeologia subacquea, appunto, il fenomeno è tanto più sviluppato in quanto il tema stimola la fantasia e i facili sensazionalismi facendo leva sull’idea del mistero a tutti i costi. Per questo, dice Michele Stefanile, è tanto più importante riuscire ad opporre una voce autorevole, quella dell’archeoblogger, che riesca a mettere ordine nel mare della cattiva informazione che circola in rete.

Giuliano De Felice, ricercatore all’Università di Foggia, nota come l’Università non formi i giovani archeologi ad affrontare il mondo del lavoro attuale. Non vengono forniti agli studenti gli strumenti per imparare a fare comunicazione archeologica (e infatti i blogger presenti a Paestum, così come tutti gli altri archeoblogger d’Italia si sono “formati” da soli).

Le conclusioni spettano ad Andrea Maulini, il quale di nuovo ribadisce l’importanza di un uso integrato di blog e social network per un’efficace comunicazione culturale. Buone pratiche in rete ci sono, anche in Italia, ma sono ancora poche, c’è ancora molta strada da fare.

Cinzia Dal Maso, in chiusura, è ottimista: anche se la figura del comunicatore culturale nel web stenta a decollare e ad essere riconosciuta, soprattutto dalle istituzioni culturali e museali che più ne avrebbero bisogno, il fatto stesso di essere riusciti ad incontrarsi all’interno della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum è già di per sé un notevole risultato.

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Volendo tirare le somme, Archeoblog è stato un momento di confronto importante. L’esperienza di Archeotoscana, con il blog, la pagina facebook e l’account twitter @MAF_Firenze, ancora molto giovane, è sicuramente un esempio positivo di comunicazione culturale attraverso l’uso dei social media e del web 2.0. Il caso di Archeotoscana è stato accolto più che positivamente anche e soprattutto per il suo carattere di novità nel panorama della comunicazione archeologica online in Italia, visto che sono davvero pochi gli esempi nel nostro Paese di blog di musei archeologici nazionali (e unico caso di blog di un’intera soprintendenza) e che ancora pochi e poco consapevoli sono i musei presenti sui social network. Perché in rete, sui social in particolare, non basta semplicemente esserci per fare buona comunicazione e per interagire col pubblico.

9/10/1914: muore a Firenze Luigi Adriano Milani

Potevamo aspettare un anno per celebrare adeguatamente il centenario della morte di Luigi Adriano Milani, ma abbiamo pensato: perché non precedere tutti e ricordare i 99 anni dalla sua scomparsa? E così, eccoci, a 99 anni dalla morte del primo direttore del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, a presentarvi la sua figura. Perché Luigi Adriano Milani fu un personaggio dal multiforme ingegno, di quelli che lasciano il segno…!

Luigi Adriano Milani seduto sulla base del tumulo di Casale Marittimo nel Giardino del Museo Archeologico di Firenze
Luigi Adriano Milani seduto sulla base del tumulo di Casale Marittimo nel Giardino del Museo Archeologico di Firenze

La storia di Luigi Adriano Milani (Verona, 26 gennaio 1854 – Firenze, 9 ottobre 1914) è tessuta a filo doppio con quella del Museo Archeologico Nazionale di Firenze: egli infatti fu direttore del Regio Museo Archeologico dal 1884 al 1914, gli anni della formazione e del grande sviluppo del museo. Nato in una benestante famiglia borghese, Milani compì gli studi primari e secondari nella città natale, trasferendosi in seguito a Firenze (1873) per frequentare i corsi di filosofia e filologia. Si interessò di numismatica, disciplina che gli diede notorietà a livello internazionale per tutto l’arco della sua attività di studioso. Per questo, alla fine del 1878 Luigi Pigorini, allora regio commissario straordinario alle Gallerie e ai Musei di Firenze, lo chiamò con l’incarico della revisione sistematica e della schedatura inventariale del Medagliere Granducale.

Nell’aprile del 1879, poi, in occasione del trasferimento delle collezioni del Museo Archeologico di Firenze dalla vecchia sede in via Faenza al Palazzo della Crocetta (l’attuale sede del Museo), il Milani fu preposto ufficialmente dal Ministero al trasporto e alla sistemazione delle antichità greche e romane e dei reperti etruschi. Nel nuovo allestimento egli mantenne il criterio espositivo tipologico per le antiche collezioni, criterio utilizzato già dal precedente conservatore del Museo Egizio ed Etrusco Francesco Gamurrini, mentre per i reperti dei nuovi scavi in Etruria decise di utilizzare un criterio rigorosamente topografico (ovvero non più per classi artistiche, ma secondo i luoghi di provenienza dei reperti), costituendo al piano terreno del Palazzo il primo nucleo del Museo Topografico dell’Etruria. Milani riunì inoltre nel Museo e nel giardino parte delle sculture antiche sparse nei giardini e nei palazzi fiorentini; nel cortile del palazzo furono invece allestiti i resti dei monumenti romani venuti alla luce nel corso dei lavori di ristrutturazione effettuati nel centro di Firenze alla fine del XIX secolo.

Le statue collocate nel Giardino del Museo Archeologico
Le statue collocate nel Giardino del Museo Archeologico

Nel 1880 il Museo fu inaugurato e da allora il Milani si dedicò con grande fervore alla realizzazione del Museo Topografico. È lo stesso Milani a raccontarlo:“… sorse l’idea di iniziare in questo Museo una Sezione Topografia dell’Etruria, allo scopo di presentare alle ricerche dello studioso il materiale archeologico della civiltà etrusca, a partire dalle origini sino al chiudersi dell’epoca romana, separatamente disposto a seconda dei singoli centri di produzione. Parve questo il mezzo più razionale e, in pratica, il più proficuo per lo studio delle etrusche antichità; poiché soltanto per tal guisa è data facoltà allo studioso di scorgere e fermare le differenze che intercedono fra luogo e luogo, nel materiale, nelle forme, nelle età …”. La sezione più innovativa del Museo venne inaugurata, presente il re Umberto I, il 5 maggio 1897: nello spazio delle 17 sale il nucleo più significativo era rappresentato dal materiale proveniente da Vetulonia (Gr), scavata in quegli anni da Isidoro Falchi. La nuova sezione illustrava la storia degli Etruschi attraverso l’esposizione non solo di “oggetti ricchi e preziosissimi”, ma anche di “povere e vili suppellettili, rozze stoviglie casalinghe, ignobili arnesi, rottami di ogni maniera, di ferro e terracotta”, nella convinzione, assolutamente moderna per l’epoca, che per conoscere la storia di un popolo fosse necessario ricostruire l’ambiente socio-culturale in cui le opere erano maturate. E per completare l’opera il Milani pubblicò una guida del Museo Topografico nel 1898, uno dei primi cataloghi di raccolte di monumenti antichi che iniziarono a essere pubblicati alla fine dell’800.

Il Museo Topografico venne successivamente ampliato nel 1908 con l’aggiunta di altre otto sale sul lato opposto del giardino, sale oggi non più esistenti.

Pianta del Museo Topografico dell’Etruria dalla guida del Milani (1898)
Pianta del Museo Topografico dell’Etruria dalla guida del Milani (1898)

Altra importante iniziativa del Milani fu l’allestimento del giardino del Museo, spazio strettamente legato al Topografico: qui il direttore non si limitò a esporre statue e frammenti di colonne, ma inserì interi monumenti architettonici (tombe originali smontate e ricostruite nel giardino così come riproduzioni fedeli di altre tombe) realizzando un museo ‘en plein air’. Il metodo del “trapianto” di monumenti era diffuso in quell’epoca e aveva esempi illustri, come la porta di Babilonia e l’altare di Pergamo ricostruiti a Berlino. Il giardino fu inaugurato nel 1902 e da allora i visitatori poterono apprezzare questo nuovo spazio museale.

La Regina Margherita durante l’inaugurazione del giardino (1902)
La Regina Margherita durante l’inaugurazione del giardino (1902)

Luigi Adriano Milani morì a Firenze il 9 Ottobre 1914 lasciando il museo nelle mani del successore Luigi Pernier. In seguito direttore fu Antonio Minto che ampliò ulteriormente la sezione topografica, smantellando però le sale affacciate su via della Colonna per problemi strutturali.

Nel 1966 l’alluvione distrusse completamente l’allestimento del Museo Topografico, che negli anni ‘90 fu soggetto a vari tentativi di riapertura tra problemi economici e dubbi metodologici e museografici. Oggi le sale dell’ex Topografico sono state definitivamente smantellate e nel Museo Archeologico è stato ricavato uno spazio espositivo per mostre temporanee (oggi ospita la mostra “Signori di Maremma”). Soltanto nel 2006, in occasione del 40° anniversario dell’alluvione, è stato restituito al Museo l’ingresso su piazza SS. Annunziata.

Fra archeologia e rose: il Giardino del Museo Archeologico di Firenze

Giardino museo archeologico (2)Chi percorre il tratto iniziale di via della Colonna, fra Piazza Santissima Annunziata e via della Pergola, non può fare a meno di notare il bellissimo giardino che si estende oltre una possente cancellata: e infatti non è raro vedere persone che si bloccano e restano incantate ad osservare la profusione di fiori, presenti praticamente in tutte le stagioni, le erbe aromatiche, gli agrumi, i papiri. Non può che attirare l’attenzione la precoce fioritura delle magnolie, che producono una pioggia candida e soffice all’inizio della primavera, o l’esplosione delle azalee a maggio, o ancora l’arcobaleno degli iris e delle rose, per non parlare del tasso, un vegliardo centenario che sembra dominare tutto il giardino dalla sua posizione centrale. Tuttavia, forse non tutti sanno che questo inaspettato angolo di verde e di pace nel pieno centro cittadino fa parte integrante del percorso espositivo del Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Giardino museo archeologico (5) (Medium)

Il “Giardino ameno” del Palazzo della Crocetta è nominato per la prima volta nel Seicento, quando il luogo era la residenza di Maria Maddalena di Toscana, e da allora ha vissuto molte vite. Nel Seicento, infatti, il giardino era cinto da alte mura e praticamente invisibile dall’esterno, riservato com’era alla sfortunata sorella di Cosimo II e coltivato a vite e agrumi secondo una consolidata tradizione medicea. Successivamente, il disegno delle aiuole fu mutato più volte, ma è a partire dalla fine dell’Ottocento che le mutazioni si susseguono a ritmo incessante. Con la creazione del Museo Archeologico, il giardino fu destinato da Luigi Adriano Milani, primo direttore del Museo, ad accogliere parte delle collezioni, musealizzate all’aria aperta.

Il leone di Val Vidone agli inizi del Novecento
Il leone di Val Vidone agli inizi del Novecento

Da una parte furono sistemate fra i vialetti e sotto le arcate del Corridoio Mediceo le sculture in marmo provenienti dalla Galleria degli Uffizi e quelle che fu possibile recuperare da numerose collezioni private fiorentine, spesso da “luoghi oscuri e nascosti” nelle parole dello stesso Milani. Dall’altra parte, si pensò di raccogliere esempi significativi dell’architettura etrusca, che facessero da ideale contrappunto alle sale del costituendo Museo Topografico Centrale dell’Etruria che si affacciavano proprio sul giardino. All’interno delle sale, infatti, sarebbe stato possibile vedere gli oggetti provenienti dalle diverse città etrusche, mentre all’esterno si sarebbero potuti ammirare i monumenti veri e propri, in linea con quello spirito didattico che caratterizzò tutta l’opera del Milani.

Visita al Giardino, inizi del Novecento
Visita al Giardino, inizi del Novecento

Per questo scopo, vennero dunque smontati e ricostruiti nel Giardino del Museo alcuni monumenti etruschi originali, e apprestate riproduzioni fedeli di altri. Mentre le sculture in marmo di epoca romana, insieme alle sculture etrusche, sono state progressivamente rimosse per motivi di conservazione e in seguito all’ampliamento del Museo Topografico, la maggior parte delle architetture è ancora perfettamente fruibile.

Ad essere rappresentata è soprattutto l’architettura funeraria, con i mutamenti che la caratterizzarono nel corso di quasi mille anni di storia: dalle tombe a pozzetto villanoviane di Tarquinia ai grandi tumuli orientalizzanti di Veio, Casale Marittimo e Vetulonia, fino alle tombe a camera della Necropoli del Crocefisso del Tufo di Orvieto (del VI-V secolo a.C.) e alla straordinaria riproduzione della Tomba Inghirami di Volterra, scoperta intatta nel 1861 e riproposta con le urne originali che documentano gli usi funerari di una famiglia volterrana lungo sei generazioni della sua storia, dalla fine del IV al II secolo a.C.

Giardino museo archeologico (6) (Medium)

D’ora in avanti dunque, se passate per via della Colonna soffermatevi a indovinare fra i fiori questi importantissimi monumenti etruschi… o ancora meglio, venite a vederli!

Il giardino è visitabile usualmente il sabato mattina (salvo maltempo o altri problemi tecnici: per info chiamare lo 055 23575). In occasione delle Giornate del Patrimonio, sabato 28 settembre 2013 sono previste due visite guidate alle ore 10.30 e 12.30. La pianta del giardino con i suoi monumenti è scaricabile dalla nostra area download. Vi aspettiamo!

Giardino museo archeologico (12) (Medium)

Firenze, Museo Archeologico Nazionale: focus mostre estate 2013

Chi viene al Museo Archeologico Nazionale di Firenze può visitare, oltre al Percorso Espositivo permanente, anche 3 mostre temporanee allestite nei suoi spazi.

La prima mostra che si incontra, nel Salone del Nicchio, appena varcata la biglietteria/bookshop/punto informativo è la mostra “Archeologia in Oriente. Le collezioni vicinorientali del Museo Archeologico di Firenze”, dedicata a materiali provenienti da Mesopotamia, Assiria, Anatolia, Siria e Persia, pervenuti al Museo di Firenze grazie a scavi, donazioni, acquisti, dagli inizi del ‘900 in avanti. Attraverso l’esposizione di materiali differenti per tipologie, per aree geografiche di provenienza e per cronologia, si vuole dare uno sguardo d’insieme, senz’altro suggestivo, anche se non esaustivo, alla ricchezza di culture che raramente trovano spazio nelle esposizioni dei musei archeologici italiani. Un modo “di vedere il Vicino Oriente dal buco della serratura”, citando le parole del curatore della mostra, Dott. Stefano Anastasio, ovvero di farsi un’idea dell’archeologia vicinorientale che non può far altro che spingere a volerne approfondire la conoscenza, per soddisfare la curiosità che ne deriva.

Tra i materiali, importante il sarcofago di epoca partica (II-III sec. d.C.) in terracotta invetriata proveniente dalla necropoli di Kilizu, in Mesopotamia, e le statuette in terracotta da Hacilar, Anatolia, produzione di epoca preistorica, che si pone tra il Neolitico Finale e l’Età del Bronzo Antico, quindi tra il Vi e il III millennio a.C.

Statuetta in terracotta da Hacilar
Statuetta in terracotta da Hacilar

La mostra Signori di Maremma. Elites etrusche tra Populonia e Vulci” è allestita al piano terra del Museo Archeologico. Un percorso tematico che affronta il periodo Orientalizzante etrusco attraverso le sue attestazioni più spettacolari e affascinanti: i corredi funerari provenienti da alcune tombe principesche dei centri etruschi più importanti della Maremma: tra i principali la tomba dei Flabelli di Populonia, unico centro etrusco sul mare; le tombe del Duce e del Littore da Vetulonia; il Circolo della Fibula da Marsiliana d’Albegna; la tomba di guerriero da Casale Marittimo, della quale è esposta l’intera fossa terragna con i materiali ancora in posto.

Oltre al valore scientifico che la presentazione dei corredi riveste, nel tentativo di delineare i caratteri principali della classe aristocratica nell’Etruria del VII-VI secolo a.C., la mostra è stata l’importantissima occasione per esporre nuovamente al pubblico un buon numero di reperti e materiali che, esposti al piano terra del Museo (all’epoca Museo Topografico d’Etruria) fino al 1966, furono spazzati via dall’Alluvione del 4 novembre e da allora subirono un’importante opera di recupero e restauro il cui risultato si può finalmente apprezzare oggi.

Flabello in bronzo dalla Tomba dei Flabelli di Populonia
Flabello in bronzo dalla Tomba dei Flabelli di Populonia

Fino al 3 dicembre 2013 il secondo piano del Museo ospita la mostra Arte della Magna Grecia. La Collezione Colombo nel Museo Archeologico Nazionale di Firenze”. In essa è esposta una significativa selezione dei materiali appartenenti alla Collezione Colombo, recentemente acquisita dallo Stato, che fornisce una panoramica ampia ed esaustiva sulla cultura materiale sia delle città greche dell’Italia meridionale, quali Metaponto e Taranto, che delle popolazioni della Daunia e della Peucezia (Puglia).

Tra i materiali esposti si segnala un nucleo di statuette in terracotta tra cui un’Afrodite tra le valve di una conchiglia, realizzata a Taranto tra il IV e gli inizi del III secolo a.C., ma sono soprattutto i vasi in ceramica, con le loro decorazioni figurate, ad attirare l’attenzione, tra scene mitologiche quali Atena che suona l’aulos (doppio flauto) e scene legate all’universo femminile e alla sfera del matrimonio, come quella rappresentata su una grande phiale (bacino utilizzato durante le cerimonie nuziali) di produzione apula, del 330-320 a.C.

Grande phiale (bacino utilizzato durante le cerimonie nuziali) di produzione apula - 330-320 a.C.
Grande phiale (bacino utilizzato durante le cerimonie nuziali) di produzione apula – 330-320 a.C.

L’orario di visita delle mostre è lo stesso del Museo Archeologico: dal martedì al venerdì 8.30-19.00, dal sabato al lunedì 8.30-14.00; l’ingresso è compreso nel biglietto del Museo.

Ferragosto nei musei e nelle aree archeologiche della Toscana

Il giorno di Ferragosto i musei e le aree archeologiche della Toscana saranno aperti al pubblico. Qui di seguito vi forniamo gli orari di apertura per ciascun luogo dell’archeologia di competenza statale:

Arezzo, Museo Archeologico Nazionale Gaio Cilnio Mecenate: 8.30-19.30

Firenze, Museo Archeologico Nazionale e Museo Egizio: 8.30-14

Roselle, Area Archeologica: 8.00-19.00 (orario di chiusura della biglietteria)

Ansedonia-Cosa, Area Archeologica e museo: 8.30-19.30

Vetulonia, Area Archeologica: 10-19

Chiusi, Museo Archeologico Nazionale, Sala Mostre presso l’ex Casa del Fascio,Tomba della Pellegrina località Poggio Renzo: 9.00-20.00; Tomba della Scimmia a Poggio Renzo: visite alle ore 11 e alle ore 16.

ferragosto