Animali d’Egitto

Oggi si celebra la Giornata della Natura Selvatica che quest’anno è dedicata alla biodiversità. Nelle nostre collezioni sicuramente la sezione che meglio rispetta questo valore è quella egizia. Come mai abbiamo così tante rappresentazioni dei più svariati animali proprio nell’antico Egitto?

Sicuramente per l’importante significato religioso attribuito loro. Tutte le divinità egizie, infatti, potevano presentarsi sotto due aspetti: uno umano e l’altro animale (Per approfondire vedi qui). Anche quando sono rappresentati in forma umana, spesso mantengono alcune caratteristiche o l’intera testa del loro corrispettivo animale. Un po’ come la clava serve a identificare Eracle nel mondo greco, così la testa di sciacallo identifica Anubi e quella di ibis invece Thot.

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Il dio Thot (fonte)
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Il dio Anubi (fonte)

Proprio per questo molti animali erano considerati sacri e venerati. Oggi conosciamo moltissime mummie animali ed esistevano anche appositi cimiteri per animali, come tori, gatti e coccodrilli, posti sotto la protezione rispettivamente di Apis, Bastet e Sobek. 

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Ippopotamo in fayence, Medio Regno (2065-1718 a.C.)

Probabilmente i primi animali che ci vengono in mente pensando all’arte egizia sono gli ippopotami e i gatti, ma gli Egizi erano attenti osservatori della natura. Moltissimi dei geroglifici rappresentano in modo molto accurato mammiferi, ma anche rettili, insetti o uccelli di ogni genere, ciascuno chiaramente distinguibile.

Basti pensare che per simboleggiare il dio Ra era stato scelto lo scarabeo stercorario, probabilmente perché i movimenti che faceva per trasportare lo sterco che usava come nutrimento, conformato come una pallina, ricordavano agli Egizi i movimenti del dio che invece muoveva il sole.

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Scarabei del cuore, Nuovo Regno (1550-1069 a.C.)

Ma gli animali erano molto presenti anche nella vita profana sia come fonte di nutrimento che come animali da compagnia.

In questo bassorilievo di età amarniana (le linee diagonali che vedete in foto sono la rappresentazione tipica dell’epoca dei raggi del sole) vediamo un allevamento di volatili. Nel dettaglio in basso si intravede una sorta di vasca a gradini, mentre in alto si affacciano sul cortile pieno di animali una serie di stanzette adibite a magazzini. Nella prima però si vede abbastanza chiaramente un uomo che sta nutrendo a forza un volatile tenendolo ben stretto.

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Dettagli di bassorilievo con allevamento di volatili, Nuovo Regno, XVIII dinastia, Regno di Akhenaton 1350-1333 a.C.)

 

Più tranquille invece, le scene domestiche. Accanto al gatto che attende pazientemente composto al di sotto della sedia della sua padrona, troviamo anche un animale da compagnia più insolito… nientemeno che un babbuino!

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Dettaglio di bassorilievo del Nuovo Regno (1550-1069 a.C.) a sinistra; a destra stele della XVIII dinastia (1550-1291 a.C.)

C’è da notare che probabilmente era un compagno per tipi più avventurosi: per starsene tranquillo al suo posto, infatti, ha bisogno di essere trattenuto da un cinturino in vita e di un prelibato spuntino. Che differenza con il regale atteggiamento del gatto!

#creaturefantastiche… d’Egitto!

La campagna social del Mibact per il mese di marzo è dedicata alle creature fantastiche. Il nostro museo è per sua stessa natura un meraviglioso bestiario di mostri, demoni, creature ibride e magiche che, se certo non spaventano più come un tempo, non cessano comunque di esercitare il loro potente fascino sui visitatori grandi e piccini. 

Le sale in cui forse la fantasia dei curiosi trova maggiore soddisfazione sono quelle del Museo Egizio, che ci restituiscono nei vividi colori originali le immagini delle numerosissime divinità che “popolavano” le sponde del Nilo.

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Le principali divinità egizie (fonte)

Nell’antico Egitto la divinità mantiene sempre una importante componente zoomorfa: ogni dio viene indifferentemente raffigurato in forma umana (se ne ha una), animale o con il corpo umano e la testa animale. È così per Horus, il dio-falco figlio di Osiride, o per Hathor, la dea-vacca che incontriamo sotto forma di animale e in forma umana, ma con le corna di vacca (tra le quali è inserito il disco solare) nel rilievo di Seti I. Hathor era la dea-madre, dea dell’amore e aveva il compito di scortare il faraone nell’Aldilà.

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La dea Hathor in forma umana, a sinistra, e in forma di vacca, a destra

La scultura in granito rosa che rappresenta la dea proviene dall’Iseo del campo Marzio a Roma, dove fu portata come bottino; accucciato tra le zampe dell’animale è il faraone Horemheb (1319-1291 a.C.), identificato da una iscrizione, intento a bere il latte dalle sue mammelle. Il latte aveva per gli antichi Egizi un importante significato rituale, legato alla purificazione e alla resurrezione.

Toth,  invece, il dio inventore della scrittura, ha addirittura due forme animali, di babbuino e di ibis. Toth lo troviamo nei frammenti di papiro che ci restituiscono una parte ben nota del libro dei morti, quella relativa all’ingresso del defunto nell’Aldilà e alla cerimonia della pesatura del cuore. Il libro dei morti era un testo sacro nell’antico Egitto in cui erano raccolte preghiere e il racconto di tutti i passaggi che l’anima doveva affrontare per arrivare nel Regno dei Morti, compreso quello della pesatura: il cuore del defunto (che rimaneva nel corpo mummificato, a differenza degli altri organi che venivano rimossi) veniva messo sul piatto di una bilancia, mentre sull’altro era posta la piuma attributo della dea Maat, divinità dell’ordine, della verità e della giustizia.

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Scena della pesatura del cuore: da sinistra Thot, con testa di Ibis, è il giudice e scrive; Ammit, di cui si vede solo la testa di coccodrillo, è pronta a divorare il cuore impuro; Anubi, con testa di sciacallo, ha il ruolo di accompagnare il defunto; sulla bilancia è di nuovo rappresentato Toth, questa volta in forma di babbuino; alla scena è presente anche Horus, con testa di falco.

Solo se la bilancia fosse rimasta in equilibrio il cuore sarebbe stato puro e avrebbe permesso di accedere alla vita eterna; in caso contrario il cuore sarebbe stato divorato da Ammit, un mostro femmina chiamato anche “la divoratrice“, che si trova sempre rappresentato in questa scena: una creatura con testa di coccodrillo, parte anteriore del corpo di leone e parte posteriore di ippopotamo.

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Un’altra creatura fantastica, la cui benevola presenza aleggia nelle ultime sale del Museo Egizio, è Bes: un nano grottesco dalle fattezze mostruose, con gli occhi sporgenti e la lingua fuori tra i riccioli di una folta barba.

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Bes è un demone protettore della casa e che sovrintende alla nascita dei bambini: il suo aspetto minaccioso e le sue smorfie hanno la funzione di allontanare gli spiriti maligni. La scultura conservata al museo, datata al periodo tolemaico, in origine era probabilmente il capitello di una colonna.

E voi, quali altre #creaturefantastiche avete trovato?