Da poco sono terminate le operazioni di restauro sulla scultura della cosiddetta Leda, realizzati grazie al sostegno finanziario di Friends of Florence con una donazione di Michael e Sandy Collins e dei cui progressi abbiamo dato conto, man mano, sulla nostra pagina Facebook. Il restauro ha restituito la scultura all’originario splendore, facendo riemergere il candore del marmo che era nascosto dal grigio della polvere accumulata nei secoli. Con l’occasione sono state compiute anche nuove indagini bibliografiche, che hanno portato all’identificazione della statua con quella acquistata nel 1882 dall’allora direttore del Museo Luigi Adriano Milani e proveniente dal palazzo Da Cepparello, situato al n. 6 di via del Corso, a Firenze. Il palazzo, abitato originariamente dalla famiglia Portinari (quella della Beatrice di Dante!) e passato successivamente alla famiglia Salviati (quella di Maria moglie di Cosimo I de’Medici), è in ultimo appartenuto ai Da Cepparello, per poi divenire sede di banche e oggi di appartamenti in via di progettazione.
La scultura è stata riconosciuta come una buona copia romana da un originale greco di età ellenistica, datato attorno al 300 a.C. La differente composizione del marmo in cui è realizzato il corpo da quello di cui è fatta la testa, infine, ha rivelato che quest’ultima, sebbene antica, non è pertinente. La pratica di creare pastiches unendo reperti lacunosi, del resto, è ben nota nel collezionismo settecentesco e ottocentesco, e aveva lo scopo di restituire ad essi l’integrità (e la bellezza e la leggibilità, nello spirito dell’epoca). Anche le braccia e le gambe sono di restauro, probabilmente del XVII o XVIII secolo.
Prima dell’intervento di restauro sono stati realizzati una completa documentazione fotografica della scultura e una serie di indagini diagnostiche finalizzate al riconoscimento di una eventuale originaria policromia, emersa in tracce nel panneggio e nei capelli (ocra rossa e doratura). L’intervento di pulitura è avvenuto tramite un’apparecchiatura laser per la rimozione graduale delle croste nere. Durante le ultime fasi di restauro è stato realizzato l’incollaggio di un frammento originale con la stessa metodologia e con gli stessi materiali utilizzati in epoche antiche, ancora validi e coerenti con l’attuale esposizione in ambiente museale.
La riscoperta Venere è rimasta collocata, all’interno del percorso museale, là dove si sono svolti i restauri, nella sala di passaggio dopo il Salone del Nicchio; la presentazione ufficiale si terrà l’11 settembre 2018 alle ore 19, in occasione dell’apertura serale straordinaria del Museo dedicata ai capolavori del MAF. Vi aspettiamo!
Restauratrice: Daniela Manna
Collaboratori e documentazione fotografica: Simona Rindi, Serena Tizzanini, Carmine Santillo
Indagini petrografiche: Emma Cantisani, Silvia Vettori (Istituto per la Conservazione e la Valorizzazione dei Beni Culturali (ICVBC) del C.N.R di Firenze)
Indagini diagnostiche: Andrea Rossi, Shao-Chun Huang (Diagnostica per i Beni Culturali)
Movimentazione statua: ditta Apice
Un articolo molto interessante, per la storia dell’opera e la documentazione delle operazioni di restauro
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