Conosciamo tantissimi volti etruschi. Sono i volti di uomini e di donne rappresentati sui tanti sarcofagi e urnette cinerarie etrusche che accoglievano le ceneri dei defunti. Su di essi, salvo rare eccezioni, il defunto, o la defunta, è rappresentato come se stesse partecipando ad un banchetto, semisdraiato sulla kline, il letto che allo stesso tempo indica il luogo del banchetto e il letto funebre; uomo o donna che sia, indossa abiti curati e gioielli ricchissimi, e in mano tiene gli attributi tipici: la patera per il vino nel caso di lui, il ventaglio o lo specchio nel caso di lei.
Le donne, in particolare, ostentano la ricchezza del loro ornamento: esibiscono bracciali, anelli, diademi, collane.
Tra tutte le donne etrusche del Museo Archeologico, la più nota, con tanto di nome inciso sul sarcofago, è Larthia Seianti. Chiusina, vissuta, e morta, nel II secolo a.C., si fa ritrarre sulla cassa del suo sarcofago semisdraiata sulla sua kline mentre scosta il velo dal volto con la mano destra; con la sinistra invece tiene uno specchio nel quale, immaginiamo, osserva la sua immagine riflessa.
Larthia Seianti ci attira perché il suo sarcofago in terracotta ha conservato i colori originali. Così possiamo cogliere tantissimi dettagli sul suo abbigliamento e i suoi gioielli.
Larthia si appoggia su due cuscini a bande gialle, bianche e violacee, dalle lunghe frange gialle e viola. nella mano sinistra, dalle dita inanellate, tiene uno specchio circolare, la cui superficie riflettente è azzurra, mentre la cornice perlinata è gialla, a indicazione dell’oro.
Il mantello che lei scosta dal volto e che le avvolge anche le spalle, i fianchi e le gambe, è bianco, bordato da una striscia violacea tra due minori verdi. Al di sotto, indossa una tunica bianca decorata da tre bande verticali sempre sui toni del violaceo e del verde e da una banda a V che sottolinea la scollatura. La tunica è stretta, poco sotto il seno, da una cintura annodata gialla, frangiata, decorata con motivi a rilievo a fulmine e a dischetto. Ai piedi indossa sandali in cuoio con un elemento verde, che dobbiamo immaginare in bronzo.
Larthia ha i capelli corti, ordinati in corte ciocche, quasi riccioli, che le incorniciano la fronte; in testa indossa un diadema ornato con rosette a rilievo e tracce di colore rosso che evocano le pietre preziose. Indossa poi una collana girocollo con pendente, una bulla a testa di Medusa sullo scollo, due bracciali al braccio destro; gli orecchini, a disco con pietre rosse, hanno il pendente a ghianda.
Il corredo funerario di Larthia non è particolarmente abbondante, ma è prezioso e prettamente femminile: pinzette e nettaorecchie in argento, ampolline per profumi in alabastro e in bronzo. Se ancora non fossimo convinti del suo rango elevato dimostrato dai gioielli che indossa, questi piccoli oggetti in metallo prezioso ci danno la conferma.
Il volto di Larthia non è particolarmente caratterizzato. Il suo non è un ritrattto preciso, ma rientra piuttosto nella categoria del ritratto tipologico: la nostra signora etrusca è rappresentata con i caratteri tipici e gli attributi del suo rango elevato; l’attenzione ai dettagli fisici del volto non è ancora ricercata dagli artigiani che producono sarcofagi e urnette cinerarie nel mondo etrusco. Anzi, se sarcofagi e urnette sono in terracotta, bisogna pensare che essi fossero prodotti a matrice in serie, lasciando una maggiore cura al volto, che però non si traduce in un ritratto vero e proprio.
Museo Archeologico Nazionale di Firenze 
Bell’articolo, interessante e molto informato, che mette in evidenza un’opera non fra le più importanti del museo
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Buongiorno, sono un’insegnate di arte e immagine di una scuola media di Campi Bisenzio. Stavo cercando un modo accattivante e meno “scolastico” per ripensare alla scultura etrusca insieme ai miei studenti e l’articolo mi ha suggerito una direzione possibile: cercherò di innescare la curiosità dei miei ragazzi invitandoli a trovare delle somiglianze tra se stessi e i loro antenati.
Mi chiedevo se lo specchio in mano a Laerthia, così come lo troviamo in mano ad altre donne etrusche potesse essere collegato oltre che alle pratiche femminili di bellezza quotidiana anche al mito della Gorgone, come espediente per allontanare spiriti malvagi. L’attributo, nella mia personale interpretazione, diventerebbe anche un’arma per accompagnare il defunto nel passaggio nel regno della morte.
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Buongiorno e benvenuta sul blog del museo!
Le donne rappresentate sui coperchi dei sarcofagi o delle urne cinerarie reggono spesso in mano uno specchio, una teca di specchio (come nel caso di Larthia) o una foglia di palma, che fa le veci di un ventaglio. Sono semplicemente attributi che qualificano la figura femminile nel suo ruolo sociale, come gli oggetti legati alla bellezza (unguentari, ciste, gioielli) che accompagnano come corredo le defunte. Allo stesso modo gli uomini sono generalmente qualificati da una patera, dal rotolo che porta scritto il loro destino o dall’anello che denota la loro posizione sociale e politica (l’ Obeso, per esempio). Quanto al momento dell’ingresso nell’Aldilà, l’idea di un passaggio pericoloso o popolato da mostri non è attestata per tutta la durata della civiltà etrusca. L’iconografia delle divinità infere soltanto in epoca ellenistica si arricchisce di Caronti dall’aspetto minaccioso e mostri anguiformi; prima, i defunti vengono immaginati intenti in una sorta di banchetto eterno al quale partecipano assieme ai loro antenati. In mancanza di fonti lettarie etrusche che ci raccontino nel dettaglio miti e credenze, questo è tutto quello che possiamo estrapolare dalla documentazione materiale.
Speriamo di aver risposto alla sua curiosità e che la lettura dei nostri articoli possa continuare ad esserle di ispirazione!
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Grazie della risposta e delle precisazioni! La mia formazione sulla civiltà etrusca , attualmente molto scolastica, è in itinere. Sicuramente la frequentazione del vostro blog mi aiuterà a acquisire una conoscenza più accurata.
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