Il MAF alle Olimpiadi

Dal 5 al 21 agosto si terranno a Rio de Janeiro le XXXI Olimpiadi; il Mibact, con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e del CONI, promuoverà con una iniziativa nazionale la cultura del nostro paese.

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La #domenicalmuseo del 7 agosto sarà infatti dedicata al tema dello sport in tutti i musei che aderiranno all’iniziativa, e sarà esposta un’opera particolare attinente al tema a cui sarà dato particolare rilievo (qui le opere esposte da tutti i musei).

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La copertina dell’evento dedicata al MAF

Il MAF ha scelto di esporre l’anfora panatenaica attribuita al pittore Lydòs, risalente al VI sec. a.C., per il suo stretto legame con le competizioni sportive nell’antichità; la domenica 7 agosto il direttore del museo, dott. M. Iozzo, illusterà l’opera ai visitatori a cadenze regolari.

L’anfora in questione, come recita l’iscrizione, Tón Athénethen áthlon (“questo è [il premio] delle gare in Atene”), alta più di mezzo metro e capace di oltre 40 litri, era una delle 140 che spettavano, colme dell’olio ricavato dagli ulivi sacri ad Atena, al vincitore della più importante gara sportiva delle Panatenee. La principale festa religiosa dell’antica Atene si svolgeva, infatti, in onore della divinità protettrice della città, Athená Poliás (Atena dea della Pólis, ovvero della città con il suo territorio), per otto giorni a partire dall’anniversario della nascita della dea, il 28 del mese di Ecatombeone (fine luglio), e ad essa partecipavano tutti i cittadini liberi, comprese le donne.

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Nel 566 a.C. le antiche celebrazioni furono riorganizzate dal tiranno Pisistrato, che seguendo il modello dei Giochi Olimpici – le analoghe feste che si tenevano a Olimpia in onore di Zeus – stabilì anche per le Panatenee una cadenza quadriennale, ma nel terzo anno di ogni Olimpiade, perché non vi fossero sovrapposizioni. Per la sua antichità, l’anfora, commissionata dal governo di Atene a un vasaio per il quale Lydós lavorava come pittore, è riferibile appena alla terza o quarta edizione dei Giochi Panatenaici, quella del 558 o del 554 a.C., come conferma l’assenza di alcuni elementi (la colonna sormontata da un gallo, simbolo dell’agón, lo spirito della competizione, e l’iscrizione sulla fronte, posta lateralmente e in verticale) che poco dopo, dal 550 circa a.C., diventeranno standard e rimarranno tali per quasi tre secoli.

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La disciplina sportiva premiata è in questo caso il téthrippon, la corsa con la quadriga, raffigurata al galoppo sul lato posteriore del vaso, con l’auriga dalla caratteristica tunica bianca (chitón poderés) e con il pungolo (kéntron) in mano. Sul lato principale, il vincitore, con la benda rossa con la quale si cingerà il capo (tainía niketéria, la “benda della vittoria”), è rappresentato di fronte ad Atena.

Questa anfora ebbe una lunga storia: a un certo punto della sua storia, infatti, lnon sappiamo se vuota o piena, prese la via dell’Etruria, dove finì per essere deposta nella tomba di un aristocratico signore di Orvieto, in cui è stata ritrovata durante gli scavi ottocenteschi.

In Toscana sono due i musei del Polo Museale Regionale che aderiscono all’iniziativa: oltre al Museo Archeologico di Firenze c’è anche il Museo Archeologico Mecenate di Arezzo, che esporrà l’anfora con Pelope e Ippodamia.

L’ashtag per seguire l’evento sui social è #italianmuseums4olympics

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