30 giugno 1816: inizia l’avventura archeologica di Belzoni

Esattamente duecento anni fa iniziava in questo giorno l’avventura archeologica di un appassionato viaggiatore, esperto di idraulica e studioso di arte antica: Giovan Battista Belzoni, ex monaco, commerciante di oggetti sacri, fenomeno da baraccone nei teatri inglesi e massone.

Belzoni ritratto nel frontespizio della sua opera (foto http://digital.library.mcgill.ca/writing_company/fullrecord.php?ID=10575)
Belzoni ritratto nel frontespizio della sua opera (foto http://digital.library.mcgill.ca/writing_company/fullrecord.php?ID=10575)

In Egitto era arrivato la prima volta in cerca di fortuna vendendo le sue competenze idrauliche per un nuovo programma agricolo; al Cairo conobbe la maestosità dell’arte egizia e ne rimase profondamente affascinato. Riuscì ad aggiudicarsi il lavoro di spostamento del grande busto di Ramesse II da Luxor alle acque del Nilo, dove avrebbe potuto essere imbarcato alla volta dell’Inghilterra con destinazione il British Museum. L’impresa di spostamento si concluse in soli quindici giorni, al termine dei quali Belzoni si avventurò più a sud in esplorazione delle rovine archeologiche, e compì scavi a Karnak e nella Valle dei Re.

Lo spostamento del busto di Ramesse II (foto http://www.albanyinstitute.org/details/items/plates-illustrative-of-the-researches-and-operations-of-g-belzon.html)
Lo spostamento del busto di Ramesse II (foto http://www.albanyinstitute.org/details/items/plates-illustrative-of-the-researches-and-operations-of-g-belzon.html)

Tornato al Cairo al termine del 1816 preparò subito un secondo viaggio per l’anno successivo. Il 18 ottobre 1817 scoprì la tomba di Seti I (1289-1279 a.C.), il padre di Ramesse II, decorata da splendidi rilievi policromi: di essi Belzoni fece realizzare tutti i calchi grafici con l’intenzione di realizzare in Inghilterra una ricostruzione della tomba. Quando però la tomba fu visitata nuovamente da una spedizione archeologica, quella guidata da Champollion e Rosellini, si decise per la brutale asportazione dei rilievi, parte dei quali sono oggi conservati al Louvre e al MAF.

Il pilastro della tomba d Seti I: la parte a sinistra è esposta al Museo Egizio di Firenze, quella a destra è invece al Louvre
Il pilastro della tomba d Seti I: la parte a sinistra è esposta al Museo Egizio di Firenze, quella a destra è invece al Louvre
Nel rilievo è raffigurata Hathor, dea madre e dell’amore, in atto di accogliere il defunto Seti; la dea, con gli attributi che la caratterizzano, il disco solare e le corna bovine, stringe la mano del faraone e gli porge una collana. Nella rappresentazione si possono notare i dettagli dell’abbigliamento del tempo, con i monili e gli abiti tessuti di stoffe leggere e trasparenti, così come le ampie parrucche che indossavano sia gli uomini che le donne.

Nel 1818 ripartì per un terzo viaggio in Egitto, accompagnato dal medico e disegnatore Alessandro Ricci, lo stesso che dieci anni dopo si accoderà al seguito di Rosellini e Champollion. Continuò poi a esplorare l’Africa e vi trovò la morte nel 1823, dopo essere stato accolto trionfalmente in Europa per le sue scoperte.

Infine, una curiosità. Per quanto forse non troppo nota, la figura di Belzoni è più legata di quanto si possa pensare all’archeologia così come l’immaginario comune ce la rappresenta: fu proprio l’avventuriero padovano, infatti, ad ispirare il regista e produttore G. Lucas per uno dei suoi più celebri personaggi…

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