Inaugura domani, 7 novembre 2014 alle ore 17 presso il Salone del Nicchio del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, la mostra “Falisci – il popolo delle colline”.
Ma chi furono i Falisci?

Tra le popolazioni dell’Italia antica, alcuni gruppi etnici “minori” che hanno sempre suscitato un particolare interesse tra gli studiosi, per contro, sono rimasti pressoché ignoti al grande pubblico. Tra questi, i Falisci, una popolazione schiacciata tra i tre grandi gruppi etnici dell’Italia centrale, Etruschi, Latini, Sabini, nota dalle fonti antiche per la strenua e suicida resistenza alla romanizzazione, ma che tutto sommato è marginale nel quadro delle popolazioni pre-romane. La ricchissima documentazione disponibile, però, mostra come questo popolo, proprio per la sua posizione “di confine” servì da catalizzatore culturale, da melting pot centro-italico, sia nella storia antica che nelle ricerche moderne. Geograficamente i Falisci si collocavano nel punto di convergenza delle principali direttrici commerciali dell’Italia centrale preromana. Questo conformò la natura commerciale dei luoghi e diede la luce ad una cultura originale, dagli esiti propri, dal gusto “sovraccarico”, che riassumeva e faceva propri gli stimoli provenienti dai popoli vicini in un prodotto “multietnico”.
In età moderna l’interesse degli antiquari, le prime ricerche “sperimentali” della Carta Archeologica d’Italia, l’opera dei funzionari del Ministero, permisero la raccolta di un’impressionante mole di dati, che fecero di questa zona una delle meglio conosciute e pubblicate del mondo. Da qui la “fortuna” dei Falisci, e però la conseguente dispersione di materiali provenienti dalla media valle tiberina che presero il volo verso i principali musei e collezioni europei dell’epoca.
I materiali falisci si ritrovarono in Italia, invece, al centro di una contesa, un vera e propria “guerra dei Musei” che vide contrapposti, alla fine dell’ottocento, il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma e il Museo Centrale dell’Etruria di Firenze, che volevano accaparrarsi i materiali a colpi di offerte agli antiquari e di interpellanze parlamentari.
Nonostante la fortuna negli studi e nelle ricerche, i Falisci non sono molto noti al pubblico al di fuori del loro territorio nel Centro Italia. Il Museo Archeologico Nazionale di Firenze da oggi colma questa lacuna, esponendo la ricca collezione di materiali che, coinvolti pesantemente nell’alluvione del 1966, attendevano ancora uno studio complessivo. È stato quindi avviato un progetto di risistemazione e di riedizione complessiva dei più di 800 reperti del Museo fiorentino, ricostituendone i contesti, tramite un effettivo riscontro dei dati di acquisizione.
La mostra sottolinea l’elevato interesse antiquario oltre che archeologico della documentazione dell’Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, e vede la collaborazione dell’Università degli Studi di Siena e del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze. La realizzazione dell’esposizione è stata resa possibile dal supporto finanziario privato del Trust Sostratos.