Il 9 settembre del 1844 venne alla luce il primo frammento del Vaso François.
Il 3 novembre 1844 è la data convenzionale della sua scoperta.
Il 9 settembre 1900 il Vaso François fu distrutto da un custode durante una lite con un collega.
Queste sono le date importanti del Vaso François. Ma un’altra data va aggiunta ora, ed è il 20 marzo 2014: perché in questo giorno il Vaso François è sceso in mezzo alla gente, per citare le parole di Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva, in una giornata completamente dedicata ad esso, dal mattino, con la presentazione nella Sala de’ Cinquecento di Palazzo Vecchio, del volume “The François Vase: new perspectives“ fino al pomeriggio inoltrato, quando il Vaso François è stato esposto eccezionalmente fuori dalla sua vetrina per tre ore, per consentire al pubblico dei visitatori e degli interessati di vedere “dal vivo”, senza il limite imposto dalla teca, il vaso attico più bello e più celebre del mondo.

Il grande giorno del Vaso François ha avuto inizio alle 10 del mattino a Palazzo Vecchio, nello splendido Salone de’ Cinquecento: una cornice decisamente prestigiosa per un evento di archeologia importante, come ha fatto notare il Soprintendente Andrea Pessina che, inaugurando i lavori, ha sottolineato come l’archeologia debba riacquistare una centralità a Firenze. Che Firenze debba “riscoprire” l’archeologia è un tema caro anche a Piero Pruneti, il quale dice espressamente “mi piacerebbe che il Vaso François scendesse tra la gente”, che potesse diventare il simbolo di una rivalsa dell’archeologia in una città che è “distratta” nei suoi confronti. E le occasioni per portare l’archeologia al centro della vita culturale del capoluogo fiorentino non mancheranno, assicura Pessina: nel 2015, anno del 150enario di Firenze Capitale, una grande mostra di carattere archeologico si svolgerà a Palazzo Strozzi e nel 2016, cinquantenario dell’Alluvione di Firenze del 1966, il Museo Archeologico di Firenze sarà protagonista di varie iniziative, dato che a causa di quel tragico evento il museo fu sconvolto e a seguito dei danni che subì fu istituito il Centro di Restauro della Soprintendenza, da allora punto di riferimento anche internazionale nel campo del restauro archeologico. Proprio la direttrice del Museo Archeologico di Firenze, Carlotta Cianferoni, riporta il discorso sul Vaso François che, garantisce, nel futuro sarà al centro di una serie di attività e di visite guidate.

E si entra allora nel vivo dell’incontro sul Vaso François, moderato da Mario Iozzo, della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, curatore del volume “The François Vase: new perspectives” che sta per essere presentato ufficialmente. Innanzitutto Susanna Sarti della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana traccia un profilo di Alessandro François, lo scopritore del vaso. Figura importante, ma ancora poco nota nell’archeologia dell’800, egli non solo scoprì il vaso François in una tomba etrusca a Chiusi, ma anche la Tomba della Scimmia di Chiusi e la Tomba François di Vulci; inoltre condusse scavi archeologici in buona parte del Granducato di Toscana nella prima metà dell’800, a Populonia, a Roselle, a Cosa, scoprì il tumulo di Camucia a Cortona.
Il Vaso François viene scoperto in un momento culturale in cui la ceramica greca sta acquisendo un’importanza e un valore pari alla statuaria sia negli interessi degli antiquari e dei collezionisti privati che nelle grandi gallerie. La sua musealizzazione segue di pari passo la storia dell’istituzione del museo archeologico di Firenze, dapprima, nel 1871, come Museo Etrusco in via Faenza, poi, dal 1883 nel Palazzo della Crocetta, ancora oggi sede del museo. Oggi è esposto al 2° piano del museo, nella sezione dedicata alla ceramica greca.
Gli interventi che si susseguono durante la mattinata sono rivolti alla presentazione del volume e ad alcune riflessioni di approfondimento sulle raffigurazioni che il pittore Kleitias rappresentò sui fregi del vaso.
Al pomeriggio il Vaso François è stato protagonista di un evento senza precedenti: è stato esposto nel corridoio del 2° piano del Museo Archeologico Nazionale di Firenze fuori dalla teca. I visitatori hanno così avuto la possibilità di vedere il vaso “senza veli”, di osservarlo davvero da vicino, di notare dettagli che solitamente non si vedono, come il tassello lasciato come testimone del primo restauro ottocentesco, oppure i fori di restauri eseguiti in antico, o i difetti nella cottura o ancora i dettagli nelle raffigurazioni, come il nodo nella criniera dei cavalli del corteo nuziale per le nozze di Peleo e Teti, rappresentato sul fregio principale del vaso. A far notare i dettagli, a raccontare le storie del Vaso, a svelarne le curiosità, Mario Iozzo, il quale ha risposto alle domande dei visitatori durante le 3 ore di esposizione del vaso, mentre scorrevano sulle pareti i dettagli dei singoli fregi, fotoraddrizzati grazie all’impiego di un software creato ad hoc per il vaso François.


Alle 18 di questa lunga e bella giornata, il Vaso François è ritornato nella sua teca, nella sua sala dedicata alla ceramica greca di età arcaica. Vederlo “dal vivo”, senza la mediazione del vetro, è stata un’emozione: poter avvicinarsi così tanto ha suscitato anche una certa soggezione in tutti, dai visitatori agli assistenti alla vigilanza agli studiosi che dopo aver partecipato la mattina all’incontro a Palazzo Vecchio sono venuti poi al museo a vedere di persona il protagonista della giornata.
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