“Seduzione etrusca. Dai segreti di Holkham Hall alle meraviglie del British Museum” – oltre 150 opere esposte tra reperti etruschi, dipinti, disegni, documenti antichi, oggetti d’epoca, manoscritti e volumi – è il grande evento espositivo internazionale che si terrà dal 22 marzo al 31 luglio 2014 a Cortona, al MAEC-Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona, in collaborazione con il British Museum e Halkam Hall, con il sostegno della Regione Toscana e l’apporto di tanti musei italiani che hanno prestato opere uniche e, in particolare, della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana.
Dal momento della loro riscoperta nel corso del Rinascimento, gli Etruschi suscitarono un grande fascino presso eruditi e antiquari. Nella Firenze dei Medici, addirittura, l’antico e glorioso passato etrusco veniva riletto e celebrato in chiave politica e ideologica. Nel Settecento, una nuova ondata di passione per gli Etruschi arrivò da Oltremanica: fondamentale fu la pubblicazione a Firenze, finanziata da Lord Thomas Coke, costruttore di Holkham Hall e dal 1744 I conte di Leicester, del De Etruria Regali libri VII di Thomas Dempster: stampato nel 1726, esso fu il primo libro a stampa completato da un corredo iconografico delle principali opere etrusche in Italia. Da qui in avanti molti studiosi e appassionati inglesi vennero in Italia sulle orme degli Etruschi, percorrendo in Toscana alcune delle tappe del Grand Tour.
Quasi 300 anni più tardi, il ritrovamento dei disegni originali e delle lastre di rame incise per il De Etruria in un corridoio d’attico di Holkham Hall, e la recentissima scoperta di nuovi documenti sulla sua pubblicazione, forniscono l’occasione per questa mostra, che rievoca quel clima, descrive i legami tra il mondo anglosassone e l’Italia tra ‘700 e ‘800, indaga la seduzione degli Etruschi in Gran Bretagna e il gusto all’etrusca, presenta insieme per la prima volta al pubblico alcuni “capolavori simbolo” di quell’antico popolo, come l’Arringatore del Museo Archeologico Nazionale di Firenze e il Putto Graziani, accanto ai disegni originali del De Etruria e i reperti etruschi confluiti nelle raccolte del British Museum di Londra in tre secoli di collezionismo, contese e acquisizioni.
A Cortona è stata dunque temporaneamente trasferita la statua dell’Arringatore: insieme alla Chimera (della quale in mostra sarà esposta la copia, mentre l’originale resta a Firenze) si tratta di una delle opere più note dell’arte etrusca, e una di quelle che maggiormente esercitò il suo fascino su eruditi e appassionati d’antichità. La statua, in bronzo, raffigura un uomo maturo vestito “alla romana”, con la toga e i calzari propri dei senatori, mentre compie il gesto del “silentium manu facere“: braccio alzato portato in avanti, a chiedere il silenzio della folla per poter prendere la parola. Da qui deriva il nome di Arringatore: dobbiamo immaginare infatti quest’uomo, un personaggio importante per la sua comunità, davanti alla folla dei suoi concittadini, mentre si accinge a parlare ad essa. Siamo ormai sul finire dell’epoca etrusca, anzi, ci troviamo in un centro Italia (la statua fu rinvenuta a metà del ‘500 vicino a Perugia o sul Lago Trasimeno: non vi è accordo tra le fonti) ormai completamente romanizzato, per lo meno per quanto riguarda l’organizzazione politica e amministrativa, ma ancora etrusco per lingua e tradizioni: lungo l’orlo inferiore della toga, infatti, è presente un’iscrizione, fatta incidere dalla comunità locale che dedicò questa statua onoraria al suo illustre concittadino; l’iscrizione è in lingua e caratteri etruschi, e ci riporta il nome del personaggio: Aule Meteli, cittadino romano nato etrusco.
La statua è datata a fine II/inizi I secolo a.C. e a livello stilistico rivela dei dettagli che abbiamo potuto osservare molto bene da vicino proprio pochi giorni fa, quando l’Arringatore è stato prelevato dalla sua sala al Museo Archeologico Nazionale di Firenze per essere portato a Cortona: ad esempio le rughe del volto, sulla fronte e intorno agli occhi, che conferiscono ad Aule Meteli un’espressione severa e austera; i capelli pettinati a ciocche aderenti alla testa, prive di una loro volumetria; la fascia della tunica dipinta in rosso, esempio più unico che raro di statua in bronzo dipinta; il dettaglio della cucitura della toga stessa.
Anche in mostra a Cortona l’Arringatore è posizionato accanto alla Chimera, in un allestimento che vuole rievocare la collezione fiorentina di capolavori etruschi che i disegnatori inglesi venivano appositamente a documentare a Firenze. In mostra sarà esposta, tra gli altri oggetti prestati dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze, anche la situla di Plikasna, rinvenuta nel 1700 a Chiusi: una sorta di secchiello in lamina d’argento placcata in oro e decorata con con due fregi le cui scene sono realizzate a cesello e bulino, che reca il nome dell’antico proprietario etrusco, Plikasnas, che la possedeva verso la metà del VII secolo a.C.
La sala con Arringatore e Chimera (copia) nella mostra “Seduzione Etrusca”. Foto: @MAEC_Cortona