Ha inaugurato il 20 maggio 2013 a Castel Sant’Angelo la mostra “Capolavori dell’Archeologia. Recuperi, ritrovamenti, confronti”. La mostra, concepita per mostrare al grande pubblico la fondamentale azione delle forze dell’ordine per la protezione dei beni artistici e archeologici italiani, attraverso l’esposizione di opere che negli anni sono state oggetto di recuperi e restituzioni al Patrimonio italiano, vuole al tempo stesso sensibilizzare i visitatori sull’importanza scientifica di ogni singolo ritrovamento archeologico, che per essere meglio apprezzato e studiato ha bisogno di essere contestualizzato, ma anche di confronti che possano aiutare gli studiosi a meglio comprendere l’opera.
A Castel Sant’Angelo sarà esposto in mostra anche l’Apollino Milani, prestato dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Questo piccolo kouros, statua in marmo di epoca greca arcaica, ha un’interessante storia da far conoscere. Ed è Mario Iozzo, direttore della sezione Greca del Museo Archeologico di Firenze, a raccontarcela.
L’Apollino Milani, insieme all’Apollo Milani, un kouros di dimensioni più grandi, che è esposto nella stessa sala del 2° piano del Museo, proviene, stando a recenti scoperte d’archivio, dalla località Monte Torto ad Osimo (AN). In effetti, fu proprio nelle Marche che Luigi Adriano Milani, primo direttore del Museo Archeologico fiorentino, acquistò i due kouroi, di cui si ha notizia dal ‘700; fino a poco tempo fa, però, si pensava che essi fossero entrati nella collezione di qualche facoltoso collezionista di antichità in seguito a scambi con l’Egeo, e non perché rinvenuti proprio nel terreno, come invece i documenti riscoperti recentemente farebbero intendere.

Questa scoperta fu fatta in occasione della mostra, “Kouroi Milani Ritorno ad Osimo”, tenutasi nel 2000. Nel frattempo, nuovi studi, oltre a rivelare le vere, o perlomeno presunte, modalità del ritrovamento, hanno restituito all’Apollino, acefalo, la sua testa originale, che già l’archeologo E. Paribeni aveva individuato a suo tempo nella collezione della famiglia Barberini di Osimo. Oggi quell’intuizione si è rivelata una certezza, e l’Apollino Milani, è stato esposto per la prima volta intero in occasione della mostra “La forza del del Bello” tenutasi a Mantova nel 2008.

Nuovamente quest’anno, con la mostra “Capolavori ritrovati” di Castel Sant’Angelo, l’Apollino viene riunito alla sua testa, temporaneamente rimontata. Questa è stata anzi una condizione imprescindibile per il prestito dell’opera, che ormai, dato lo stato delle conoscenze, non può più essere presentata al pubblico delle mostre incompleta. Previa autorizzazione della Famiglia Barberini di Osimo, proprietaria della testa, e della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche, due restauratori, uno per la Soprintendenza archeologica toscana, l’altro per la Soprintendenza archeologica marchigiana, hanno valutato le modalità ottimali e reversibili di riattaccare la testa al suo corpo con sostanze particolari e reversibili che ne consentano il distacco al termine della mostra (5 novembre 2013) senza lasciare segni né sulla testa, che tornerà ad Osimo, né sul corpo, che tornerà a Firenze.
Ritrovare la testa dell’Apollino Milani ha consentito di chiarire la storia dell’intero kouros, di avere certezze sulla sua origine, sul suo scultore e sull’epoca della sua realizzazione: così oggi sappiamo che l’artista che scolpì il marmo è uno scultore dell’isola di Paros attivo intorno al 510 a.C.; uno scultore capace, in grado di realizzare un corpo dalla superficie così delicata da permettere alla luce di giocare sul marmo pario traslucido. A completare l’opera, la capigliatura ricercata a ciocchettine ondulate. L’Apollino Milani è un piccolo capolavoro. Con una grande storia da raccontare.
e chi se non enrico paribeni?
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[…] Il Kouros, detto anche Apollo Milani, statua in marmo di età greca arcaica (VI secolo a.C.), proviene insieme all’Apollino Milani, l’altro kouros del museo, esposto nella stessa sala al 2° piano del MAF, dalla Loc. Montetorto a Osimo (AN). Fu nelle Marche che Luigi Adriano Milani, il primo direttore del Regio Museo Archeologico di Firenze acquistò le due statue nel 1902 per la cifra di 3200 lire. Trovate le notizie sulla loro provenienza in questo post. […]
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[…] kouroi che ancora oggi portano il suo nome, attraverso le parole degli stessi protagonisti (qui e qui altri […]
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